ANCI: Nel DL meno burocrazia e maggiore coinvolgimento dei sindaci

Con comunicato del 27/01/2017 l’ANCI afferma che l’emergenza terremoto non deve essere aggravata dalla burocrazia. E sull’attività di programmazione e prevenzione della Protezione civile è necessario un maggiore coinvolgimento dei sindaci. Su cui non possono essere scaricate responsabilità altrui. Antonio Decaro, presidente dell’Anci, chiede ancora una volta al governo (leggi la lettera inviata a Gentiloni) di “fidarsi” dei primi cittadini.

Perché non è possibile che per mettere in sicurezza un campanile pericolante un sindaco abbia le mani legate, dovendo prima aspettare sopralluoghi e relazioni ministeriali”. E sulla situazione di estrema difficoltà in cui versano le province, chiamate a garantire la viabilità su 130 mila km di strade, il sindaco di Bari ammette: “Non è un problema di risorse, quelle basterebbero se venissero utilizzate solo per gestire le funzioni provinciali, il problema è che molte regioni, ma anche molti ministeri hanno lasciato alle province funzioni di loro competenza”.

Presidente, il premier Gentiloni ha annunciato al senato il varo di un decreto legge per accelerare le procedure necessarie a fronteggiare le emergenze e la ricostruzione. Voi avete chiesto di essere coinvolti nella stesura del testo. Temete di essere lasciati soli?

Siamo sul chi va là dopo che la Commissione nazionale grandi rischi in un report della scorsa settimana ha disegnato scenari allarmanti nelle quattro regioni colpite dal terremoto chiedendoci di effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici pubblici a partire dalle scuole. Sarebbe molto più utile e corretto, sul piano istituzionale, far convocare dai prefetti un tavolo di confronto tra comuni, province e regioni. E` vero che il sindaco è autorità di protezione civile, ma è altrettanto vero che opera nell’ambito di indirizzi dettati da altri livelli di governo. Altrimenti si rischia che ogni comune faccia da sè. La ‘filiera dell’emergenza’ ha bisogno di regole certe.

Regole, appunto. Secondo lei ce ne sono troppe nella gestione delle emergenze post terremoto?

Molte procedure sono state snellite col Codice appalti, ma in materia di protezione civile si può fare di più. Non mi riferisco all’attività di soccorso dei volontari, di cui nessun sindaco si è mai lamentato, ma all’attività di programmazione e prevenzione. Va bene la trasparenza, vanno bene i controlli in funzione anticorruzione, ma attenzione a non passare da un eccesso all’altro. Ricordo che con la legge 225 (quella che nel 1992 ha istituito il Servizio nazionale di protezione civile n.d.r.) abbiamo realizzato i mondiali di nuoto di Roma. Oggi però se il sindaco di un comune terremotato deve mettere in sicurezza un campanile deve aspettare l’arrivo e la relazione del tecnico dei Beni culturali. E nel frattempo il campanile va giù.

Cosa proponete?

Siamo convinti che la prevenzione vada fatta a monte, attraverso un accordo quadro con i sindaci e i presidenti di provincia per esempio sulla manutenzione ordinaria.

Le Province, con oltre 3 miliardi di tagli ai trasferimenti dal 2015, sono vicine al collasso e non riescono a garantire la manutenzione delle strade e delle scuole. L’emergenza degli ultimi giorni ha rilanciato queste difficolta`, tanto che l’Upi ha chiesto al governo un decreto legge con risorse aggiuntive. Ci volevano il terremoto e la neve per capire che qualcosa nell’attuazione della legge Delrio e` andato storto?

Le Province fanno bene a lamentarsi, ne hanno tutte le ragioni. Ma con sincerità va detto che non è solo un problema di risorse. Quelle sarebbero bastate se fossero servite per coprire esclusivamente le funzioni provinciali. Il problema è che molte regioni, e anche qualche ministero, hanno lasciato in capo alle province funzioni che avrebbe dovuto acquisire con i relativi costi. Non nascondiamoci dietro giri di parole: la legge Delrio non è stata completamente attuata.

Su questo nei giorni scorsi ha battibeccato con il sottosegretario Bressa…

La legge Delrio l’ha fatta lo Stato. Non è colpa nostra se le regioni non l’hanno attuata lasciando alle province funzioni come quelle del supporto scolastico o del trasporto disabili. Per non parlare dei ministeri. A Bari le spese per l’Accademia delle belle arti le sostiene la città metropolitana invece che il Miur. Questo è inaccettabile.

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