ANCI – La manovra chiuda cantiere eterno

Con comunicato del 05/10/2015 il Segretario generale dell’ANCI rende noto che:

Il travaglio della finanza comunale dura da troppi anni. Il principale oggetto del contendere, come è noto, è stato ed è il continuo balletto sulle tasse sulla casa, posta su cui la dialettica politica ha puntato molto del suo investimento elettorale. Il 2016 deve essere l’anno in cui finalmente si pone fine a questo ripetuto “stress” fiscale e allo stesso tempo si mette ordine alla finanza locale. Non è mai superfluo ricordare i grandi sacrifici che i Comuni hanno fatto in questi anni, superiori al contributo per il risanamento dato dagli altri livelli di governo sia in proporzione al peso dei Comuni stessi sulla Pa sia in raffronto al contributo dato da Stato e Regioni.

La riduzione di servizi e di tutela del bene comune effetto della erosione di risorse, il calo dell’occupazione e i fenomeni di crisi dell’economia locale a causa della grave contrazione degli investimenti, oltre al paradossale cumulo di avanzi, sono i principali focolai da spegnere e su cui l’Anci è impegnata con la massima perseveranza. Il dato: 18,5 miliardi di contrazione di risorse dal 2007 ad oggi a causa delle manovre finanziarie. Questo significa che i Comuni esercitano più funzioni, molte delle quali a titolo di supplenza pubblica, con meno risorse. Dobbiamo sempre guardare al presente con fiducia. I sindaci e gli amministratori locali, oggi ancor più di ieri, per il lavoro fatto e l’impegno quotidiano possono dire di aver onorato la politica e l’istituzione che rappresentano, e devono continuare a crederci investendo in se stessi come la migliore base della classe dirigente in questo Paese.

Ci devono credere il Governo, Il Parlamento e le altre istituzioni assumendo decisioni conseguenti, che sono in estrema sintesi: l’epoca dei tagli lineari e non, palesi e occulti, va archiviata; vanno premiati in relazione ad alcune scelte i Comuni che hanno indici finanziari che testimoniano maggiore efficienza con riguardo alla riduzione della spesa interna, alla capacità di riscossione, alla qualità dei servizi, alla capacità di programmazione e di realizzazione degli investimenti; l’eliminazione della Tasi e dintorni deve assicurare la compensazione integrale dei gettiti aboliti su cifre condivise e attendibili, margini di manovra fiscale autonoma, semplificazione per il contribuente superando il separato regime Imu/Tasi e rivedere il funzionamento del fondo di solidarietà comunale e costruire un sistema perequativo ragionevole; liberare gli investimenti locali per tutti i Comuni, proporzionalmente alle condizioni finanziarie per una cifra significativa, invertendo la rotta per cui sono i Comuni che contribuiscono più del dovuto ai saldi di finanza pubblica, e godendo delle prospettive di crescita economica e di allentamento mirato a livello di Ue; ottenere dallo Stato i rimborsi dovuti (si pensi ai 700 milioni arretrati per le spese di giustizia); completare il riassetto istituzionale agevolando i processi che autonomamente i Comuni vogliono mettere in capo per unire servizi, unire territori con incentivi concreti alle fusioni e alle unioni. Vanno poi rafforzati strumenti finanziari e normativi per combattere il disagio sociale; vanno varate politiche infrastrutturali che riescano a integrare risorse nazionali con quelle Ue. Pochi punti, non esaustivi, che vogliono dare il senso che i Comuni tutti e le Città hanno idee, voglia di fare.

Basta con le vestali del rigore ottuso, cambiare si deve nelle condotte, nei tempi di risposta della Pubblica amministrazione, nelle scelte. I Comuni hanno una visione e vogliono condividerla e realizzarla per un’Italia che vuole vincere.

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