Una volta ottenuto il prestito, il Comune o la Provincia dovranno certificare l’immediato pagamento al creditore, e a vigilare sull’intero meccanismo sarà lo stesso ente guidato da Franco Bassanini, che potrà disporre anche la risoluzione del contratto e pretendere quindi l’immediata restituzione dell’anticipo.
L’Addendum per disciplinare l’erogazione degli anticipi agli enti locali, 4 miliardi in due anni, è stato registrato dalla Corte dei conti e pubblicato dal ministero dell’Economia, per cui l’intero meccanismo dei prestiti può partire. Le amministrazioni locali hanno tempo fino al 30 aprile per mandare le richieste alla Cassa, che concederà le risorse entro il 15 maggio: una volta accolta la domanda, gli enti dovranno sottoscrivere il contratto con la Cassa, che erogherà le risorse da destinare all’estinzione immediata dei debiti.
Il provvedimento, sotto forma di Addendum alla Convenzione del 5 dicembre 2003 che regola i rapporti fra Cassa e ministero dell’Economia, insieme agli allegati rappresentati dallo schema di domanda per gli enti locali e dal contratto-tipo fra i richiedenti e la Cdp, rende espliciti tutti i passaggi che conducono all’estinzione dei debiti pubblici locali con l’aiuto statale. Il meccanismo è quello pensato per le amministrazioni a corto di liquidità, e si concretizza in un prestito che si può restituire in 30 anni con interessi collegati al Btp quinquennale (per il 2013 il tasso è del 3,302%).
Un punto essenziale è costituito dall’apertura del meccanismo a tutte le tipologie di debiti, senza una riserva ai mancati pagamenti di conto capitale. È la stessa norma di riferimento (articolo 1, comma 13 del Dl 35/2013) a far rientrare nel meccanismo di anticipazioni i «debiti certi, liquidi ed esigibili» al 31 dicembre 2012, mentre al comma 1 si parla espressamente di «debiti di parte capitale». L’Addendum (articolo 3, comma 4) parla più chiaro, e spiega che i soldi anticipati dalla Cassa andranno utilizzati per «il pagamento dei debiti di parte corrente e di parte capitale». Oltre alle risorse per gli investimenti bloccate dal Patto di stabilità, rientrano dunque nel meccanismo tutti i mancati pagamenti, compresi per esempio quelli alle società partecipate.
In questo quadro, diventa cruciale il meccanismo di distribuzione delle risorse: per il momento, in linea con la legge, l’Addendum prevede una ripartizione proporzionale alle richieste che arriveranno dalle amministrazioni, fra cui rientrano tra l’altro anche le grandi città interessate dal fondo anti-dissesto introdotto con il decreto enti locali di ottobre (Dl 174/2012).
Una semplice ripartizione proporzionale potrebbe quindi rischiare di dirottare una quota maggioritaria delle risorse verso il gruppo dei Comuni più in difficoltà, in parallelo con il meccanismo della liberazione degli «spazi finanziari» (articolo 1, comma 1 del Dl 35/2013) che rischia di penalizzare gli enti «virtuosi». Su quest’ultimo fronte, l’Anci è intenzionata a introdurre un tetto alle singole richieste, nell’accordo che la Conferenza Stato-città può individuare entro il 10 maggio per correggere i parametri, e un intervento simile potrebbe riguardare anche le regole sugli anticipi della Cassa depositi e prestiti.
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