Limiti agli acquisti, poteri a Bondi controllerà anche i Comuni e le Asl

La Repubblica
3 Maggio 2012
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CIRCA 2,1 miliardi, è questo l’obiettivo che il Supercommissario Enrico Bondi dovrà portare a casa nei prossimi mesi intervenendo, come spiega il decreto che gli affida il potere di “definire il livello di spesa per acquisto di beni e servizi, per voci di costo delle amministrazioni pubbliche”. La missione di Bondi, è stata indicata ieri dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà: l’altra metà dei risparmi che consentiranno di raggiungere l’obiettivo dei 4,2 miliardi entro l’anno sarà invece affidata alla direttiva sulla spending review alla quale dovranno contribuire i ministeri e che prevede l’intervento su razionalizzazioni, accorpamenti e sovrapposizioni.

QUEI 135 MILIARDI Il compito di Bondi, che sarà nominato con un decreto al prossimo consiglio dei ministri su proposta del premier Monti e del ministro Giarda, è circoscritto al sistema degli acquisti dei beni e dei servizi. Una mole enorme che la relazione Giarda valuta alla voce consumi intermedi in 135,6 miliardi, di cui 69 sono per la sanità, 25,3 dei Comuni e 21,3 degli apparati centrali dello Stato. Un compito difficile per Mr. Forbici che già ieri è salito a Palazzo Chigi per un primo contatto visto che entro 15 giorni è tenuto a presentare un dettagliato cronoprogramma. Il suo ufficio – è stato stabilito – sarà presso il ministero dell’Economia.

LA RIVOLUZIONE DEI POTERI I poteri conferiti a Bondi rappresentano una vera e propria rivoluzione nel sistema di acquisti di beni e servizi da parte dello Stato, dalla carta per fotocopie alle auto, dal carburante ai telefonini, fino all’energia elettrica e al gas. Di fatto il Supercommissario potrà imporre limiti di spesa per l’acquisto di ciascun prodotto necessario non solo ai ministeri, cioè alle cosiddette amministrazioni centrali dello Stato, ma anche a tutta la pubblica amministrazione, dai Comuni, alle Regioni, alle aziende e agli enti di Stato. Nessuno potrà più comprare una matita se Bondi non dirà: “Ok, il prezzo è giusto!”. Fino ad oggi infatti esiste un organismo che provvede agli acquisti per conto dei ministeri: è la Consip, controllata dal Tesoro. A questo organismo spetta il compito di individuare il miglior rapporto qualità-prezzo e di fare l’asta. Quando un ministero ha bisogno va dal fornitore che ha vinto la gara e ottiene automaticamente il prezzo ex Consip. Il problema sorge con gli enti locali, dai Comuni alle Regioni, che in base alla nuova parte “federale” della Costituzione, che non hanno l’obbligo di rivolgersi ai fornitori-Consip. Un sistema che ha contribuito alla corsa delle spese.

NESSUNO ESCLUSO D’ora in poi, invece, Bondi stabilirà i prezzi attraverso la Consip, per tutti gli enti, dalle Asl, ai Comuni, dalle Province ai grandi enti di Stato e, nell’ambito di “leale collaborazione” anche con le Regioni. Bondi controllerà inviando ispettori e quando i suoi uffici individueranno scostamenti, scatterà la segnalazione all’ufficio responsabile (nella Regione o nell’ente) della Corte dei Conti. Se il centro di spesa non si adeguerà scatterà l’intervento del Consiglio dei ministri: in pratica la nomina di un commissario ad acta, cioè con compiti specifici per supplire alla mancanza rilevata. Per le Regioni, naturalmente, i poteri saranno esercitati – come spiega il decreto – nel rispetto dell’articolo 120 della Costituzione, cioè delle garanzie del “federalismo”.

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