Manovra: Governo pone la fiducia, ostruzione della Lega

Ansa
15 Dicembre 2011
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La fiducia sulla manovra, che sara’ posta oggi a Montecitorio per arrivare venerdi’ sera al voto finale, sara’ sul testo uscito dalla commissione senza piu’ spazio, in aula, per nuovi emendamenti o correzioni in extremis. Decisione che delude Pd e Terzo Polo pronti a tornare alla carica sulle liberalizzazioni dopo la marcia indietro sui farmaci e sui taxi. E critico si dice Silvio Berlusconi anche se dal Pdl, come da Pd e Terzo Polo, il si’ e’ scontato mentre Lega e Idv bocciano la manovra.

CAMERA, CONCLUSA SEDUTA FIUME – Si e’ conclusa nell’Aula della Camera la seduta fiume caratterizzata dalla maratona oratoria iniziata ieri alle 21 da parte dei deputati della Lega sulla manovra economica. Dalle 21 di ieri i deputati del Carroccio hanno parlato sul complesso degli emendamenti al decreto Monti. Sul testo intorno alle 10 il governo porra’ la questione di fiducia, che verra’ votata domani, quando (in serata) si dovrebbe giungere al voto finale.

SENATO A ALTA TENSIONE PER MONTI,LEGA SCATENA RISSA

di Anna Laura Bussa
La Lega di ‘lotta’ punta allo scontro aperto con Mario Monti e attacca con ferocia la “manovra rapina”, così definita dal capogruppo Federico Bricolo che spiega: “Noi non vogliamo essere presi in giro!”. Quando il Professore riferisce all’Aula di Palazzo Madama sull’ultimo vertice europeo, i senatori del Carroccio lo interrompono più volte gridando e insultando il presidente del Senato, Renato Schifani, che tenta di riportare la calma. La prima a dare fuoco alle polveri è la siciliana Angela Maraventano che, mentre Monti anticipa l’intenzione di aprire alla tobin-tax, e riferisce del ruolo giocato in Europa dalla Merkell e da Sarkozy, grida più volte con tanto di mano alla bocca: “Parla piuttosto di pensioni!”. Monti, visibilmente non abituato a certi toni, si interrompe e ascolta in silenzio. Mentre i senatori dell’opposizione invitano la collega a tacere. Poi, il professore riprende, sempre con voce pacata e cortese. Ma subito dopo è il capogruppo del Carroccio Federico Bricolo a interromperlo. Si alza più volte dal banco e grida ripetutamente, tra l’altro, “Vergogna! Vergogna!” verso il governo. Schifani lo riprende e lo invita a tenere un atteggiamento “più consono a quello di un capogruppo”. Alcuni leghisti intanto, con sms ai cronisti, fanno sapere di essere pronti alla protesta. E nel giro di qualche minuto questa si concretizza: alcuni cartelli con scritto “Basta tasse!”, “Non è una manovra, ma una rapina!” e “Giù le mani dalle pensioni!” vengono mostrati a fotografi e cameramen. I più scalmanati sono Bricolo e Roberto Calderoli che con le braccia alzano sempre di più i cartelli per non farseli prendere da commesse decisamente più basse di loro. Ma, mentre Schifani li invita a metter via le scritte e a far silenzio, alcuni senatori del Carroccio lo insultano. Quello che grida di più è Enrico Montani: “Pagliaccio! Pagliaccio”, dice a Schifani e poi: “Ma vai a cagare!”, quando il numero uno di palazzo Madama richiama lui e Bricolo all’ordine. A Schifani non resta che sospendere la seduta sotto lo sguardo stupefatto di Monti e dei ministri che lo accompagnano. I parlamentari della maggioranza stigmatizzano il comportamento della Lega dentro e fuori l’Aula. Ma i leghisti non si placano e nei loro due interventi (non vengono ascoltati da molti del Pd usciti per protesta) lanciano l’affondo. Massimo Garavaglia definisce Monti “lo sceriffo di Nottingham” e ‘bolla’ la manovra come “una rapina di Stato”. Poi Giovanni Torri, nel Salone Garibaldi, rincara la dose: “I pagliacci sono due: il presidente del Senato e quello del Consiglio che è andato veramente oltre”. E ancora: “Monti è concepito con una scatola cranica in cui non entrano abbastanza ram”. I vertici del gruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, solidarizzano con Schifani, mentre Emma Bonino accusa i leghisti di “intemperanze irresponsabili”. Il presidente dei senatori Udc, Giampiero D’Alia, chiede provvedimenti disciplinari nei confronti della Lega. Che puntualmente arrivano:
Schifani ‘censura’ Montani. Ma se Bossi minimizza, “Le proteste? Sono cose che capitano quando un Paese é in difficoltà”, il segretario Pd Pierluigi Bersani incalza: la Lega “non viene da Marte” e se “siamo a questo punto” è anche “colpa loro”. Analoghi i commenti dei leader Udc, Pier Ferdinando Casini e di Sel, Nichi Vendola. La “Lega crede così di recuperare consensi al nord”, dice il primo, ma la gente capisce chi li “prende in giro”. Il Carroccio, commenta il secondo, “dovrebbe smettere di abbaiare” dopo aver “belato per anni”. Siamo l’unica forza di opposizione, ribatte Garavaglia, “dobbiamo farci sentire”. Monti, invece, ‘vola alto’: “Non tocca a componenti del governo valutare comportamenti di parlamentari”.

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