Brancher ha 160 mld da spendere in 2 anni

Italia Oggi
2 Dicembre 2011
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Decenni dopo la guerra dei tralicci, in Alto Adige scoppia la guerra dei confini. Il presidente della provincia bolzanina, Luis Durnwalder, guida infatti la rivolta di molti comuni contro l’Organismo di indirizzo-Odi, istituito all’inizio dell’anno dal governo di Silvio Berlusconi. Si tratta di un fondo perequativo, introdotto nella scorsa finanziaria per tener buoni i comuni lombardi e veneti confinanti con le province di Trento e Bolzano e desiderosi di essere annessi ai quei territori che l’autonomia ha reso ricchi. Un ente parastatale con 160 milioni da spendere in due anni: una bella dotazione in periodi di vacche magrissime per la finanza pubblica. Un piccolo pozzo di S. Patrizio dal quale il presidente, in carica per cinque anni, può attingere con poteri decisionali quasi assoluti e senza l’incubo dei patti di stabilità. Ottima posizione per costruire una rendita politica di lungo termine, fra elargizioni e finanziamenti. Per questo, forse, il Cav ha deciso di affidare quel delicato incarico ad Aldo Brancher, deputato veronese, fugace ministro per il Federalismo dello scorso governo (cinque giorni nel 2010, dimessosi perché sotto inchiesta).
Forte di ben 15 addetti del Tesoro, distaccati, manco a farlo apposta, a Verona, Brancher ha cominciato a gestire il fondo con un piglio decisionista da subito tanto che, nelle cronache locali, è diventato subito Fondo Brancher, un po’ come per anni si è detto Case Fanfani, intendendo gli alloggi popolari fatti costruire negli anni ’50 e’60 dal premier Amintore.Una gestione che ha infastidito in misura crescente Durnwalder perché l’onorevole-presidente ha innanzitutto rivisto l’area di intervento dell’Odi: non più solo i comuni immediatamente confinanti, ma anche altri definiti dal bando, non senza una certa creatività, «contigui». Bando che prevede fino a 40 punti per valutare i progetti ma che ne attribuisce ben sei all’Odi, del tutto discrezionali. Punti che alla fina faranno la differenza.
Insomma, per il focoso leader della Svp, è stato presto evidente che il veneto Brancher vuol fare gli interessi di tanti troppi comuni veneti, che con la problematica confinaria c’entrano poco. Fa la voce grossa, Durnwalder, perché, e qui viene il bello, il presidente del fondo spende soldi non suoi ma di Trento e Bolzano, a cui è concesso solo di piazzare quattro uomini in consiglio d’amministrazione. Il presidente bolzanino minaccia il ricorso al Consiglio di Stato, «se non si procederà a istituire una contabilità separata», cioè in modo «che i finanziamenti altoatesini vadano esclusivamente ai comuni confinanti». Il suo dirimpettaio, Lorenzo Dellai, presidente trentino, nicchia ma pare pronto a farsi sentire.
Il presidente dell’Odi, per contro, non fa una piega. Da Verona si limita a rileggere a tutti, come in una giaculatoria, i decreti istitutivi, i poteri della presidenza, lo statuto dell’organismo. Non è la prima arrabbiatura che deve gestire: ha fatto inalberare già tutti incaricando una società del Tesoro, la Invitalia, di seguire le istruttorie dei 200 progetti: una consulenza costata 300mila euro che sono andati a decurtare il tesoretto col quale tantissimi amministratori locali sperano di realizzare piccole o grandi opere, dalla banda larga ai tunnel. A Brancher piacendo. Il quale, nel frattempo, è stato condannato in via definitiva peri l’inchiesta Antonveneta. Quella che gli tolse l’agognato ministero, obbligandolo a dimissioni lampo per le quali la nomina Odi sembrava una sorta di risarcimento politico.

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