di Gianni Trovati
La manovra finanzia le funzioni fondamentali degli enti locali con fondi in aumento fino a 2,5 miliardi a regime per asili, strade e welfare -a pag. 31
Nella legge di Bilancio si nasconde quella che ambisce a essere una rivoluzione per i bilanci locali. Con due ingredienti inediti: una programmazione a lungo termine delle risorse per lo sviluppo delle funzioni fondamentali e l’estensione a regime del meccanismo per la loro ripartizione, che anche per Città metropolitane e Province passerà dalla Commissione tecnica sui fabbisogni standard. I fondi cresceranno progressivamente fino ai 2,5 miliardi annui dal 2030-31, con 1,9 miliardi in più per i Comuni e 600 milioni per Città metropolitane e Province.
Chi conosce la finanza locale sa che l’abitudine all’«emergenza» qui si è fatta largo assai prima dell’arrivo del Covid, con le trattative autunnali fra i sindaci e i governi su fondi e fondini da centinaia o decine di milioni creati per tamponare questo o quel buco. Quei problemi non sono scomparsi, come mostra la stessa manovra quando rifinanzia il fondo per i Comuni messi in crisi dall’illegittimità costituzionale del ripiano eterno delle anticipazioni di liquidità. Ma quest’anno alla Ragioneria generale, con il ministro dell’Economia Daniele Franco e la vice Laura Castelli che ha la delega alla finanza locale, hanno deciso che la chiusura della fase dei fondoni Covid è l’occasione per fissare già da oggi una nuova architettura a regime dei bilanci locali: architettura dinamica, che grazie agli spazi fiscali creati da ripresa e Pnrr vede crescere i fondi negli anni per sviluppare su un terreno più solido le funzioni fondamentali degli enti locali.
Le ricadute pratiche di questa scelta sono profonde, ed evidenti per esempio nelle regole sugli asili nido. La manovra fa tre cose: fissa il «livello essenziale della prestazione» nella disponibilità di almeno un posto ogni tre bambini nella fascia 3-36 mesi, indica un percorso per arrivarci con un meccanismo che chiede di far raggiungere i target minimi alle aree più svantaggiate prima di spingere le altre, e mette i soldi, dai 120 milioni del 2022 agli 1,1 miliardi dal 2027: strutturali. Perché dopo aver creato gli asili bisogna farli funzionare.
Ma il fondo per gli asili, che sviluppa un progetto avviato dall’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, è solo uno degli strumenti con cui la manovra prova a scrivere il futuro dei conti locali. Un meccanismo analogo viene applicato ai servizi sociali e al trasporto dei disabili, e si traduce nella ridefinizione dei valori del fondo di solidarietà: l’anno prossimo sarà di 6.949.513.365 euro, invece dei 6.855.513.365 previsti ora, e salirà poi progressivamente fino ai 8.744.513.365 euro previsti dal 2030.
Lo stesso accade per Province e Città, che avviano il percorso chiamato a rimettere in sesto i loro bilanci con un finanziamento per le funzioni fondamentali da 80 milioni nel 2022, 100 nel 2023 e in crescita poi fino ai 600 milioni dal 2031. Anche gli enti di area vasta entreranno in pieno nel meccanismo dei fabbisogni standard, chiudendo un cerchio aperto da troppo tempo.
In collaborazione con Mimesi s.r.l.
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