di GIANNI TROVATI (Il Sole 24 Ore – 02/10/2023) – In collaborazione con Mimesi s.r.l
C’è un Pnrr che sembra funzionare anche sul piano della spesa effettiva, la grande dimenticata in un dibattito che negli ultimi mesi si è avvitato su rimodulazioni, slittamenti e modifiche di target e milestones. È il Pnrr dei Comuni, che sta producendo un’accelerazione netta negli investimenti fissi lordi, sul terreno più concreto rappresentato dai pagamenti di cassa.
A indicarlo con chiarezza sono i dati del Siope, il sistema telematico del ministero dell’Economia che monitora in tempo sostanzialmente reale incassi e pagamenti delle pubbliche amministrazioni.
Nei Comuni, a fine agosto il contatore ha raggiunto gli 8,8 miliardi di euro, con un aumento del 26,2% rispetto ai 6,97 miliardi registrati nello stesso periodo del 2022. Il cambio di ritmo, rispetto a un anno che già aveva visto performance migliori dei periodi precedenti, è evidente. E riguarda una voce che comprende fra le proprie componenti principali le fatture liquidate per gli stati di avanzamento lavori nelle infrastrutture, negli investimenti sull’edilizia pubblica e scolastica, negli impianti e nelle opere per la sistemazione del suolo: tutti filoni al centro degli investimenti del Pnrr. Anche nel comparto dei ministeri la macchina dei pagamenti appare riattivata, ma viaggia ovviamente a livelli molto più bassi cumulando nei primi otto mesi dell’anno 2,1 miliardi di euro.
Nel caso dei Comuni, l’impennata è progressiva e al più 22% ottenuto dal confronto fra i primi semestri 2022 e 2023 segue un +28% nel mese di luglio e un +44,5% (1,38 miliardi di pagamenti contro i 958 milioni dell’anno prima) ad agosto. Certo, sull’orizzonte mensile la volatilità del raffronto è inevitabilmente più alta. Ma i dati suggeriscono una progressione che andrà confermata nei prossimi mesi.
Gli ostacoli non mancano, a partire da quelli che l’Anci è tornata a sollevare nella cabina di regia sul Pnrr convocata a Palazzo Chigi lunedì scorso. Uno degli ostacoli principali continua a essere rappresentato dal meccanismo delle anticipazioni, cruciale per far partire le opere senza creare problemi di liquidità nei soggetti attuatori. La questione è sempre la stessa, prodotta dal fatto che gli anticipi alle imprese sono in genere superiori al 10% assicurato di norma dalle regole Pnrr. Il punto però è che la circolare 19/2023 con cui ad aprile la Ragioneria generale dello Stato ha allargato le possibilità di attivare un’anticipazione fino al 30% del valore dell’opera non sembra dare i risultati sperati perché, hanno lamentato i sindaci in cabina di regia, in genere le Pa centrali titolari degli investimenti Pnrr di cui gli enti locali sono soggetti attuatori «non danno seguito e riscontro o negano» la richiesta di anticipo più ricco. Come spesso capita in Italia, quindi, appare necessaria una norma, che potrebbe trovare spazio nel nuovo decreto Pnrr in calendario per novembre.
Ma i dati della spesa effettiva, rivendicano le amministrazioni locali, rendono concreta la possibilità di arrivare entro fine anno ai 14 miliardi di pagamenti stimati dall’Ifel come obiettivo necessario, e raggiungibile, per assorbire i fondi Pnrr. A patto naturalmente che l’incertezza legata alle «rimodulazioni» del Piano non duri ancora a lungo.
* Articolo integrale pubblicato su Italiaoggi del 2 ottobre 2023.
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