Manovra: ok al cuneo fotocopia, 600 milioni di tagli agli enti locali Pignoramenti più facili 

25 Ottobre 2023
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MARCO MOBILI e GIANNI TROVATI (Il Sole 24 Ore – 25/10/2023) – In collaborazione con Mimesi s.r.l
La replica del taglio al cuneo fiscale riprodurrà fedelmente nel 2024 il meccanismo rafforzato a maggio, con uno sconto contributivo di 7 punti per i redditi fino a 25mila euro e di 6 punti per la fascia 25-35mila euro. Con i suoi 9,9 miliardi, la misura domina largamente la scena della manovra, occupata anche dai tre miliardi per la sanità, che nel 2025 e 2026 crescono rispettivamente a 4 e 4,2 miliardi. L’anno prossimo sono tre i miliardi anche per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, ma per il fatto che due miliardi sono anticipati per decreto a quest’anno quindi il finanziamento a regime è confermato a cinque miliardi. Chi non riceverà l’anticipo a Natale, come i dipendenti di Regioni ed enti locali, se lo vedrà riconoscere l’anno prossimo (anche se tempi e modalità andranno chiarite).
Il testo ufficiale della legge di bilancio è atteso al Senato «tra domani sera e venerdì rispettando più o meno i tempi» che prevederebbero l’invio alle Camere entro il 20 ottobre, come ha spiegato ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Ma i 91 articoli delle bozze circolate ieri gettano molti squarci di luce sulla legge di bilancio che dopo l’esame in consiglio dei ministri lunedì 16 ottobre è stata oggetto di un lavoro di finitura articolato (anche se meno lungo rispetto a molti precedenti degli anni scorsi). Ai parlamentari, a meno di non cercare nuove coperture, resteranno invece margini limitati perché il fondo per le «esigenze indifferibili», strumento tradizionale per finanziare gli emendamenti, riceve 100 milioni sul 2024 e altrettanti sull’anno successivo.
Si precisa prima di tutto il panorama della spending review, che accanto ai due miliardi (5% delle spese discrezionali) chiesti ai ministeri arruola anche Regioni ed enti locali a cui chiede nel complesso 600 milioni all’anno per cinque anni, dal 2024 al 2028. La quota maggiore, 350 milioni, è chiesta alle Regioni ordinarie, che dovranno però escludere dai tagli le voci su welfare (missione 12) e salute (13), i Comuni si vedono chiedere 200 milioni mentre gli altri 50 sono a carico di Province e Città metropolitane. Si tratta di tagli lineari, che saranno distribuiti per decreto entro il 20 gennaio in proporzione agli impegni di spesa corrente di ogni ente, sempre al netto della missione 12. Sono escluse dal contributo solo le amministrazioni in default e pre-dissesto.
Nell’articolo sulla spending review, il 90 delle bozze, compare anche una per ora non meglio precisata «norma turn over» che sta destando molti allarmi con la previsione di un freno generalizzato alle assunzioni (le percentuali sono ancora in discussione) salvaguardando solo il Pnrr. Si fa strada anche la prospettiva di revisioni di spesa più strutturali; come quella che sarà chiamata a elaborare una nuova commissione di esperti presso il ministero dell’Economia chiamata a studiare nuovi criteri, verosimilmente meno costosi, per la rivalutazione di pensioni, assegno unico e delle altre prestazioni sociali che oggi sono agganciate all’inflazione. I meccanismi così studiati dovrebbero debuttare dal 2027, per evitare nuovi colpi come quelli inferti ai conti pubblici dall’attuale corsa dei prezzi.
Tra le pieghe della bozza del Ddl spunta anche la”velocizzazione” dei pignoramenti presso terzi dell’agente della riscossione. Quest’ultimo potrà, in via stragiudiziale, accedere con collegamento telematico diretto, alle informazioni sulle risorse del debitore sui suoi conti correnti e se trova disponibilità, anche presso più istituti finanziari, procede subito al blocco delle somme presso terzi. Con l’obbligo, pena la nullità delle richiesta, di notificare al contribuente, nei 30 giorni successivi, la richiesta di pagamento alla banca.
A pagare pegno, come capita spesso, sono poi i fumatori di ogni categoria, dal trinciato in busta alle sigarette elettroniche passando per tabacco tradizionale e riscaldato, che con l’aumento delle accise dovrebbero veder crescere di 10-12 centesimi il prezzo di ogni pacchetto. I proprietari di immobili vedono salire dal 21 al 26% la cedolare secca in caso di affitti brevi, con una norma che prova anche a stringere i bulloni del criterio della «stabile organizzazione» per far pagare le tasse in Italia alle piattaforme che smistano il traffico degli inquilini (giusto ieri il Consiglio di Stato ha sancito l’obbligo di ritenuta d’acconto per AirBnb). Triplo il colpo contro chi ha sfruttato il Superbonus: i proprietari si vedranno invitati a comunicare al Catasto i lavori che possono produrre un riclassamento dell’immobile, la ritenuta sul bonifico parlante passa dall’8 all’11% e scatterà la tassazione della plusvalenza per le vendite di immobili entro cinque anni dalla fine dei lavori, con l’eccezione delle abitazioni principali.
Risale dal 5 al 10% l’Iva su prodotti per infanzia e igiene femminile, come anticipato dalla premier Meloni nella conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri giustificando la scelta con il fatto che lo sconto fiscale è stato in larga parte assorbito dall’aumento dei prezzi.
* Articolo integrale pubblicato su Ilsole24ore del 25 ottobre 2023.

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