Le addizionali regionali dell’Irpef
Il decreto «salva Italia» non ha aumentato l’Irpef ma ha ritoccato le aliquote delle addizionali regionali dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Una misura che è destinata a gravare in modo differente da Regione a Regione: se infatti l’aliquota dell’addizionale con il decreto Monti passa dallo 0,9% all’1,23% (+0,33%), determinando un maggior gettito di 2.085 milioni di euro, questo aggravio va a sommarsi alle aliquote preesistenti, che in alcuni casi erano già al massimo livello.
In particolare alla maggiorazione all’1,23% vanno aggiunte quelle decise dalle singole Regioni che possono sommarvi al massimo uno 0,50%. Se poi si tratta di Regioni che presentano un deficit sanitario, queste possono aggiungere un ulteriore 0,30%. È quanto avverrà in Calabria, Campania e Molise dove il budget della sanità è stato sforato.
In queste Regioni l’aliquota complessiva sarà pari al 2,03%, il che vuol dire per un cittadino della Campania con un reddito imponibile di 30 mila euro sborsare l’anno prossimo 609 euro complessivi, una rata mensile (su undici) di 55 euro, a fronte di un cittadino lombardo, con lo stesso reddito, che invece dovrà preventivare di pagare al Fisco 427 euro, con una rata mensile di 39 euro. Oppure di un veneto che pagherà ancora di meno: 369 euro annui.
Possiamo fare lo stesso ragionamento aumentando l’imponibile e portandolo a 50 mila euro. Ebbene, un cittadino calabrese o molisano dovrà mettere da parte per il Fisco qualcosa come 1.015 euro, vale a dire 92 euro mensili, mentre un cittadino del Lazio farà fronte a un balzello di 865 euro (79 euro al mese) come un abruzzese, mentre un sardo se la caverà con 615 euro (56 al mese).
In media in Italia il maggiore esborso complessivo sarà di 62 euro in più, se si parte da un reddito imponibile medio di 18.900 euro: il prelievo annuo cioè passerà da 231 a 293 euro. Se si parte invece da un imponibile di 30 mila euro, si pagheranno 99 euro in più. Infine se la base di partenza sono 50 mila euro, il balzello aumenterà di 165 euro.
Ma quando si comincerà a pagare la nuova addizionale Irpef regionale, visto che il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale nemmeno un mese fa? Non c’è una data unica, come spiega Enzo De Fusco, consulente del lavoro a Roma. Per i pubblici dipendenti, l’addizionale che per tutti è retroattiva, cioè riferita al 2011, sarà calcolata nella busta paga di febbraio. Calcolata ma non trattenuta: l’esborso avverrà in nove rate a partire da marzo e fino a novembre.
Nelle aziende private invece il conguaglio viene fatto tra dicembre e febbraio e, a seconda di quando cadrà, si inizierà a pagare. Così, nelle aziende che calcoleranno l’importo dell’addizionale a dicembre, la prima trattenuta verrà operata a gennaio e le rate saranno undici, fino a novembre, con l’ultimo versamento il 16 dicembre. Naturalmente se il conguaglio verrà operato a gennaio, si inizierà a pagare a febbraio e le rate saranno dieci. Infine se il conguaglio sarà fatto a febbraio, si pagherà tra marzo e novembre.
Quanto ai lavoratori autonomi, i primi esborsi verranno fatti a giugno. Insomma la tredicesima è salva ma quanti dei lavoratori, dovendo mettere mano al portafoglio per i regali di Natale, non faranno un pensierino a quanto molto presto dovranno versare al Fisco?
Arriva l’Imu
Ora sulla casa si pagherà l’Imu (Imposta municipale unica). L’effetto è il ritorno dell’Ici anche sulla prima abitazione, tassa eliminata nel 2008 dal governo Berlusconi. L’imposta sarà però maggiorata (mediamente del 60%), perché prevede anche una rivalutazione degli estimi catastali. Quanto costerà? Se l’immobile è la prima casa, cioè quella in cui il contribuente risiede, il Comune potrà applicare un’aliquota tra lo 0,2 e lo 0,6%; l’aliquota indicata come standard dal decreto è lo 0,4% (il 4 per mille). Dall’importo ottenuto si devono poi detrarre 200 euro e ulteriori 50 euro per ogni figlio con meno di 26 anni. L’importo massimo della detrazione ottenibile è di 600 euro. Se si considera una famiglia con un figlio e un appartamento di 60 metri quadrati in semiperiferia a Milano, l’Imu sarà pari a circa 130 euro. Mentre una famiglia con due figli e una casa di 100 metri quadrati, sempre in semiperiferia a Milano, pagherà un’imposta pari a circa 440 euro. Per sapere quale aliquota sarà applicata, bisognerà attendere la delibera del Comune di riferimento. Le amministrazioni hanno tempo sino a fine dicembre, ma probabilmente godranno di una proroga.
L’impennata delle bollette
Per ora si tratta di stime, ma se arriverà la conferma a fine mese nell’aggiornamento tariffario dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas per il primo trimestre 2012, gli italiani si troveranno di fronte al quinto aumento trimestrale consecutivo per il gas e al terzo rincaro delle bollette elettriche in un anno, che sarà pari rispettivamente al 2,7% e al 4,8%. Gli aumenti sono legati ai livelli record raggiunti dal petrolio nei mesi scorsi (110 dollari al barile) e ad altre componenti tariffarie oltre che ai costi di trasporto. Secondo i calcoli di Nomisma Energia una famiglia tipo, con consumi di 2.400 chilowattora di elettricità e di 1.400 metri cubi di gas l’anno, nel 2012 pagherà 53 euro in più.
L’impennata dei carburanti
Il decreto «salva Italia» ha aumentato le accise sui carburanti, misura attuata a partire dal giorno successivo alla data di entrata in vigore della manovra. La benzina è salita a 704,20 euro per mille litri, il gasolio 593,20 euro per mille litri. L’effetto complessivo di accise e Iva ha portato a un aumento di 8,2 centesimi al litro della benzina e di 11,2 centesimi del gasolio. Ma questi incrementi si aggiungono ai precedenti di giugno e luglio e alle misure straordinarie per il maltempo in Toscana. Il Codacons ha calcolato che per un’auto di media cilindrata (pieno due volte al mese) l’aumento sarà in tutto di 239 euro in caso di diesel e di 219 euro per la benzina.
La tassa sul risparmio
L’anno che arriva porta anche una nuova tassazione dei prodotti e degli strumenti finanziari, cioè di fondi, polizze, titoli di Stato, azioni, buoni postali: nel 2012 sarà pari all’1 per mille, con un limite minimo di 34,2 euro e uno massimo di 1.200. Dunque un risparmiatore che ha da parte 10 mila euro, ad esempio in titoli di Stato, pagherà 34,20 euro (il bollo minimo), mentre se la cifra è di 50 mila euro la patrimoniale sarà pari a 50 euro. L’imposta salirà all’1,5 per mille dal 2013.
L’imposta sui consumi
Nella manovra estiva l’Iva è stata portata al 21%. Ora il governo Monti ha annunciato un ulteriore possibile incremento di due punti percentuali sulle aliquote al 21 e al 10% a partire da ottobre del prossimo anno. L’aumento dell’imposta sui consumi non si applicherà solo nel caso in cui, entro settembre 2012, sia diventato legge il processo di riduzione delle agevolazioni fiscali e assistenziali previsto dalla delega fiscale di Silvio Berlusconi. Nel frattempo le associazioni dei consumatori hanno già calcolato le possibili ricadute sul bilancio familiare. Secondo il Codacons l’effetto diretto (senza arrotondamento in eccesso dei prezzi) sarà pari a 418 euro per un nucleo familiare costituito da tre persone, mentre di 558 se si sale a quattro componenti.
La corsa dell’inflazione
L’effetto più evidente delle diverse manovre (in particolare dell’aumento delle accise e dell’Iva) lo si vede nell’andamento dell’inflazione, che a novembre si è attestata sul 3,3%. Il Codacons ha stimato che l’incremento del costo della vita su base annua con un’inflazione a questi livelli sarà di circa 1.130 euro per una famiglia di tre persone e di circa 1.225 se si sale a quattro. Federconsumatori ha calcolato che il peso complessivo della manovra Monti peserà in media a famiglia 1.129 euro, a cui andranno aggiunti 2.031 euro delle manovre del governo Berlusconi, per un totale di 3.160 euro.
Il costo della salute
Ci sono effetti che non si possono calcolare perché cambiano da Regione a Regione ma che comunque andranno considerati. Si tratta delle spese sanitarie. Per fare un esempio: una Tac al torace in Emilia Romagna costerà 36,15 euro a un cittadino con un reddito di 30 mila euro, ma 41,15 euro se il reddito è di 50 mila; lo stesso esame in Lombardia costerà 66 euro. Le due Regioni applicano con due criteri diversi i nuovi ticket imposti dalla manovra di Tremonti: in Emilia Romagna il ticket è differenziato in base alla fascia di reddito del nucleo familiare fiscale, in Lombardia è proporzionale al valore della prestazione.
Antonella Baccaro e Francesca Basso
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