Agli enti locali aiuti per 1,7 mld

ItaliaOggi
22 Febbraio 2022
Modifica zoom
100%

di Francesco Cerisano

Nel decreto bollette 3,5 mld a famiglie, imprese e comuni per fronteggiare il caro energia
Rigenerazione, 905 mln. Ma Draghi li riprenderà indietro
Via libera al finanziamento dei progetti di rigenerazione urbana rimasti esclusi ma meno fondi in prospettiva (dal 2023) per la messa in sicurezza degli edifici e per gli investimenti. Il pacchetto enti locali del decreto «bollette» approvato ieri dal consiglio dei ministri cuba 1,7 miliardi, come rivendicato dal viceministro all’economia Laura Castelli, ma lascia un po’ l’amaro in bocca ai comuni per le risorse future da destinare alla messa in sicurezza di edifici, strade e territorio lasciate sul terreno. In totale gli enti perdono 905 milioni in una partita di giro che va a finanziare (ed è la buona notizia del testo varato ieri) i progetti di rigenerazione urbana rimasti esclusi, per lo più provenienti dai comuni del Nord. Per gli enti c’è tuttavia una nuova iniezione di risorse come chiesto da comuni, province e regioni nelle recenti interlocuzioni col governo. Ai governatori, già destinatari nel 2021 di una dotazione pari a 600 milioni per fronteggiare l’emergenza sanitaria connessa alla pandemia, vanno ulteriori 400 milioni per il 2022. I comuni invece aggiungono ai fondi (350 milioni) già stanziati nel 2021 per compensare le minori entrate derivanti dalla mancata riscossione dell’imposta di soggiorno o del contributo di sbarco, ulteriori 50 milioni per il 2022. Ma soprattutto possono festeggiare per l’erogazione di un contributo straordinario (250 milioni in totale di cui 200 ai sindaci e 50 a città metropolitane e province) finalizzato a garantire la continuità dei servizi erogati.

In pratica, una replica in versione minore del Fondone Covid che aveva portato nel biennio della pandemia (2020-2021) circa 6,7 miliardi di euro finalizzati a mitigare gli effetti sui bilanci locali dei mancati introiti causati dal virus. Rigenerazione urbana Come detto, il dl «bollette» autorizza lo scorrimento delle graduatorie delle opere ammissibili e non finanziate così come individuate dal decreto di fine 2021 (30 dicembre) del ministero dell’interno che ha distribuito i 3,4 miliardi a disposizione in larga parte destinandoli a progetti di comuni del Sud, e tagliando fuori 551 progetti, il 93% dei quali del Nord. Dopo l’impegno preso dal Mef con il parlamento in sede di approvazione della legge di bilancio 2022, quando a Montecitorio era stato votato all’unanimità un ordine del giorno presentato da Roberto Pella ( Forza Italia), si attendeva di conoscere il punto di caduta finale per capire come sarebbero stati ripartiti i 905 milioni mancanti e necessari a finanziare i progetti esclusi. Il dl affida a un decreto da emanare entro il 31 marzo l’assegnazione delle risorse che seguirà la seguente tempistica: 40 milioni per il 2022, 150 milioni per ciascuno degli anni 2023 e 2024, 285 milioni per il 2025 e 280 milioni per il 2026. Gli enti beneficiari dei contributi saranno tenuti a rispettare i requisiti in materia di affidamento lavori, erogazione dei fondi, rendicontazione, revoca e controlli previsti dal dpcm 21 gennaio 2021 che ha dettato la disciplina dell’operazione rigenerazione urbana. Meno fondi per la messa in sicurezza degli edifici Il rovescio della medaglia dell’operazione è una riduzione dei contributi per investimenti in opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio. Confermati i 450 milioni di euro per il 2022, si assiste invece a una riduzione delle risorse per il 2023 e 2024 perché i fondi scendono da 550 milioni di euro annui a 400 milioni. In pratica ci sono 300 milioni in meno. I comuni perdono subito (già per il 2022) anche 40 milioni (da 320 a 280) per progetti di messa in sicurezza di strade, scuole, edifici pubblici, e del territorio a rischio idrogeologico. Tagliato anche il fondo investimenti a favore dei comuni che poteva contare su una dotazione di 400 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034. Ora invece le risorse messe in campo sul 2015 scendono a 115 milioni di euro per poi salire a 120 milioni per il 2026 e 400 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2027 al 2034. Anche in questo caso il bilancio per i comuni segna un ammanco di risorse per 565 milioni.

Fondi per il caro bollette Tre miliardi per ridurre gli effetti del caro bollette nel settore elettrico, di cui 1,8 alle famiglie e agli esercenti e 1,2 miliardi ai soggetti energivori (utenze con potenza pari o superiore a 16,5 kw) compresa l’illuminazione pubblica dei comuni e le colonnine di ricarica dei veicoli elettrici. Gli sconti saranno disposti dall’Arera che provvederà ad annullare anche per il secondo trimestre del 2022 (si veda ItaliaOggi di ieri) gli oneri generali di sistema, come già previsto dal decreto legge Sostegni ter (dl 4/2022) per il primo trimestre con un intervento tuttavia limitato sia nei beneficiari (le sole utenze con potenza pari o superiore a 16,5 kw, l’illuminazione pubblica e le ricariche delle auto elettriche) sia nei fondi a disposizione: un plafond di 1,2 mld a cui avrebbero dovuto attingere tutti. Con il nuovo decreto legge approvato ieri dal consiglio dei ministri le risorse messe in campo dal governo per fronteggiare il caro bollette salgono in totale a 4,2 miliardi. A cui si aggiungono ulteriori 500 milioni per le agevolazioni ai clienti domestici in difficoltà economica o in gravi condizioni di salute. Misure quelle in materia di energia elettrica che il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha accolto «con favore». «Si tratta di un primo passo che consentirà ai Comuni di affrontare almeno i prossimi mesi dando continuità ai servizi essenziali», ha osservato il sindaco di Bari. «Molto positiva» ha aggiunto, «la misura che integra i fondi destinati a finanziare tutti i progetti di rigenerazione urbana presentati dai comuni italiani». Anche se, come visto, si tratta di fondi che il governo negli anni si riprenderà indietro.

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento