Crisi, in un documento le richieste Anci al Governo

2 Dicembre 2011
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Sono racchiuse in poco più di una cartella le principali richieste al Governo che l’Ufficio di Presidenza Anci ha riassunto in un documento, al termine dei suoi lavori di ieri. Partendo dalla consapevolezza della gravità della situazione e ricordando il ruolo che i comuni hanno fin qui svolto per il miglioramento dei saldi di finanza pubblica, l’Anci rilancia al Governo la proposta di avere fiducia nell’operato dei comuni e di ‘utilizzarli’ per costruire una riforma sociale fondata sulla crescita e sulla redistribuzione dei sacrifici e delle opportunità.
Per questo, propone al Governo di operare scelte coraggiose, strutturali e costruttive che abbiano l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio, rilanciare l’economia e rafforzare il sistema produttivo e sociale del Paese facendo perno su tutte le istituzioni della Repubblica ed in particolare sulle istituzioni di prossimità. Il rilancio dell’autonomia – sottolinea però l’Anci – deve tornare ad essere il binario sul quale far passare tutte le misure che vedranno direttamente coinvolti i comuni italiani, pronti a fare squadra con le altre istituzioni e a partecipare per rendere operative tutte le scelte che si renderanno necessarie se saranno eque, concordate e rispettose dei ruoli e delle funzioni di ognuno.
Nel richiamare poi la necessità di dare soluzione alla situazione drammatica generata dai tagli delle ultime manovre sul trasporto pubblico locale e sul fondo sociale, i comuni e l’Anci confermano l’obiettivo di spostare la tassazione sui redditi e sul lavoro verso i patrimoni, e in questo senso ritengono che una maggiore autonomia in materia di Ici (che sia progressiva e attenta alle basi imponibili minori) possa restituire certezza alle entrate dei comuni.
Allo stesso modo valutano possibile operare un intervento anche con la partecipazione dei comuni sui patrimoni immobiliari molto consistenti per chiamare al sacrificio in modo diverso coloro che possono dare un contributo più sostenuto.
Per fare in modo che queste misure non operino un effetto negativo sull’organizzazione degli enti e sulla qualità dei servizi Anci ritiene che vadano eliminate tutte le norme che oggi limitano in qualche modo l’autonomia degli enti e che non hanno effetti sui saldi di finanza pubblica a partire da quelle in materia di piccoli comuni e di personale.
Tutte le decisioni assunte devono avere come chiaro riferimento la crescita economica che nel 2012 si annuncia negativa. Per questo l’Anci chiede poi a Governo e Parlamento di modificare il patto di stabilità interno prevedendo che una parte degli investimenti siano esclusi dai vincoli ed elaborando proposte concrete per fare in modo che la valorizzazione del patrimonio immobiliare sia utilizzabile per realizzare opere pubbliche ed abbattere il debito.
Il documento approvato dell’ufficio di presidenza Anci conclude segnalando anche che le risorse messe a disposizione dall’Europa e che non sono state ancora impegnate devono essere riprogrammate con il contributo dei Comuni. Una esclusione di essi sarebbe illegittima e priverebbe il Paese di una opportunità per convertire in progetti e interventi risorse che da anni sono ferme.

Federalismo fiscale,  estendere applicazione a comuni siciliani
Al termine della riunione dell’Ufficio di Presidenza della Associazione, che si è svolta ieri a Roma, Giacomo Scala, sindaco di Alcamo e Presidente di Anci Sicilia, ha riferito che “La Associazione nazionale dei comuni italiani si attiverà presso il Governo affinché anche i comuni siciliani possano vedere applicato il federalismo fiscale”.
“Accogliamo con favore questa presa di posizione dell’Anci nazionale, al fianco dei comuni siciliani – hanno affermato i membri della delegazione siciliana all’interno dell’Ufficio di Presidenza Anci, ovvero lo stesso Scala, Roberto Visentin, sindaco di Siracusa e Giacomo D’Arrigo, consigliere comunale di Nizza di Sicilia – in quanto fino ad ora scontiamo un ritardo nella applicazione del federalismo fiscale che, allo stato, risulta essere esclusivamente penalizzante per le amministrazioni locali siciliane’’.
“Tale iniziativa, inoltre – ha sottolineato D’Arrigo – avrebbe il vantaggio di fare da esperimento ‘pilota’ anche per le altre regioni a statuto speciale che attualmente, sul tema del federalismo, hanno avuto assegnato un percorso diverso, che rischia di escluderle dal quadro generale. Occorre invece che i Comuni di queste Regioni siano coinvolti da subito in un disegno nazionale”. 

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