Attesi in busta a dicembre anche gli arretrati da 1.565 a 2.900 euro
Anche per i 430mila dipendenti di regioni ed enti locali il rinnovo del contratto 2019/2021 imbocca il rettilineo finale verso il traguardo. Il confronto tecnico che nelle settimane scorse ha impegnato l’Aran e il ministero dell’Economia sui contenuti della pre-intesa firmata con i sindacati il 4 agosto è sfociato nel via libera del Mef, accompagnato da osservazioni che però non dovrebbero portare a modifiche sostanziali sul testo.
Ora il dossier è a Palazzo Chigi, dove è atteso per l’approvazione in consiglio dei ministri: il timbro sul nuovo contratto sarà dunque uno dei primi atti del nuovo governo, a meno di allungamenti nella fase di formazione della squadra che imponessero al governo Draghi una nuova riunione per esempio per la scadenza dei termini di impugnazione di qualche legge regionale. In questo caso, potrebbe essere ancora l’esecutivo uscente a spedire il contratto alla Corte dei conti per la registrazione prima della firma finale.
Sul piano sostanziale, comunque, a meno di inciampi all’ultimissimo miglio il contratto dovrebbe produrre i propri effetti sulle buste paga di fine anno. In termini medi l’aumento di base è calcolato da Funzione pubblica in 100,2 euro mensili, che salgono a 117,53 euro se si abbracciano nel conto anche le risorse aggiuntive per la riforma degli ordinamenti e sblocco del vecchio tetto al salario accessorio.
L’effetto più visibile sul primo cedolino successivo all’entrata in vigore del contratto sarà però quello degli arretrati, perché come per gli altri comparti del pubblico impiego l’intesa riguarda il 2019/2021.
A Natale, quindi, i dipendenti degli enti territoriali dovrebbero poter contare su un’una tantum aggiuntiva che va dai circa 1.565 euro lordi stimabili per la posizione economica più bassa agli oltre 2.900 euro per quella più alta, appena sotto la dirigenza. Un bell’aiuto anche contro l’inflazione, maturato però per la lunga attesa prodotta da una stagione contrattuale che si è sbloccata davvero solo nella primavera dell’anno scorso con l’arrivo del governo Draghi e il ritorno di Renato Brunetta alla Funzione pubblica.
* Articolo integrale pubblicato su Italia oggi del 13 ottobre 2022.
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