Finanza locale, tra spending review e cattiva politica

19 Settembre 2012
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In un nuovo intervento, in senso cronologico non nei contenuti, il Sottosegretario Polillo ha affermato: “Su finanza pubblica locale maggiori controlli. Altrimenti i rivoli della spending review sono travolti dai fiumi in piena della cattiva politica” (twitter 15 settembre 2012).
Dal Sottosegretario all’economia e alle finanze è lecito attendersi meno generalizzazioni e luoghi comuni e più proposte concrete.
Ritiene forse il sottosegretario Polillo che la “cattiva politica” e gli spechi si annidino solo nella finanza locale?
Crede davvero che siano gli enti locali la causa dei disastri della finanza pubblica?
È intollerabile che da chi ha responsabilità di Governo si continui ad operare per slogan, soprattutto da un Governo “tecnico”, che non avrebbe bisogno di inseguire il facile consenso in vista di una scadenza elettorale.
Tali dichiarazioni sono quanto meno irrispettose per le tante amministrazioni locali che operano seriamente e correttamente, nel rispetto di tutti i vincoli di finanza pubblica, al servizio dei cittadini verso i quali rappresentano il primo presidio di legalità e democrazia e di presenza delle Istituzioni sul territorio.
È intollerabile che le stesse non siano supportate da dati concreti; ancora peggio se tali convinzioni sono alla base delle scelte di Governo, a sostegno di quel processo ormai avanzato di centralizzazione dell’amministrazione che non gioverà certo né all’efficienza dei servizi per i cittadini né alle finanze pubbliche.
A supporto di una precedente simile affermazione, il Sottosegretario aveva fatto riferimento ad una indagine dell’Istat, svolta su incarico del Ministero dell’economia e la Conferenza Stato-Regioni, che dimostrerebbe il crescente peso della finanza locale sulla finanza pubblica italiana.
La Relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria degli enti locali negli esercizi 2010-2011 al contrario attesta i buoni risultati conseguiti in termini di spesa corrente degli enti locali: ha avuto successo – si legge – la riduzione delle spese per il personale e per il funzionamento, il che ha determinato, rispetto al 2009, un contenimento della crescita della spesa nei comuni (+ 2,03%) ed una diminuzione per le province (- 1,63%) e per le comunità montane (- 4,48%). Riduzioni che, sottolinea la Corte, sarebbero state ancora più marcate in assenza dellaspinta delle spese per prestazione di servizi”.
E il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, nel corso della recente audizione davanti la commissione Bilancio alla Camera: ha affermato: “Lo Stato fa meno investimenti e a pagarne le conseguenze sono le amministrazioni locali, che hanno visto un taglio di trasferimenti pari al 20% negli ultimi due anni. L’andamento delle spese dello Stato, in un quadro di generale declino degli investimenti vede una distribuzione diseguale di questa tendenza: con le amministrazioni centrali meno colpite dagli effetti di contenimento e, invece, le amministrazioni locali mostrano nel biennio 2010-2011 una diminuzione vicina al 20%”.
Sono elementi di valutazione che provengono dall’organo di controllo dei conti pubblici previsto dalla Costituzione, non da qualche inchiesta giornalistica più o meno interessata.
Tanto dovrebbe bastare per affrontare il tema con la serietà che la sua complessità richiede e che non tollera generalizzazioni e semplificazioni.

Carlo Rapicavoli

Fonte: LeggiOggi

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