Gli effetti dell’inflazione sui bilanci pubblici e sui conti dello Stato

19 Aprile 2022
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di  Gianni Trovati – (il Sole24ore 19/04/2022)

L’effetto sui saldi
La corsa dei prezzi gonfia spese per stipendi, pensioni e forniture della Pa
L’inflazione cambia i connotati anche ai conti pubblici, adagiati da 25 anni su prezzi quasi fermi. E lo fa in una misura indicata solo parzialmente dal Def in discussione alle Camere, che poggia su previsioni molto moderate (deflatore del Pil al 3% quest’anno e normalizzazione dall’anno prossimo) ma denuncia una certa difficoltà di gestione del problema quando esclude dai tendenziali i costi dei contratti del pubblico impiego affidandoli a «una rinnovata attività di revisione della spesa»: attività per ora caratterizzata da obiettivi non troppo ambiziosi (800 milioni nel 2023) e complicata peraltro proprio dall’inflazione. Gli effetti meccanici dei rincari sui conti pubblici, senza cioè considerare le spese aggiuntive contro il caro-bollette e per gli aiuti all’economia, hanno un segno duplice: alcuni sono positivi e altri negativi. Ma i primi sono modesti nella portata e nella durata, e spesso producono un miglioramento solo apparente; i secondi, più profondi, rischiano di assumere un carattere strutturale soprattutto se la crisi in Ucraina non si risolve velocemente.

L’inflazione, prima di tutto, aumenta il valore nominale delle spese. Proprio i contratti del pubblico impiego promettono di essere uno dei motori più attivi. La decisione su come e quanto coprire la crescita dei prezzi con l’aumento degli stipendi pubblici è politica. L’indicatore di riferimento è l’Ipca, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato e depurato dai rincari dei beni energetici importati. Anche con quest’opera di pulizia, l’indicatore si gonfia, soprattutto se un’inflazione energetica duratura trasmette i rincari al resto dei prezzi.

Non c’è invece spazio per la discrezionalità nelle regole ordinarie che guidano un’altra voce di spesa, quella per le pensioni che dopo un lungo blocco hanno ripreso l’indicizzazione piena all’inflazione. Il meccanismo è semplice: adegua gli assegni alla crescita dei prezzi dell’anno precedente. E secondo le previsioni prudenti del Def farà crescere quest’anno la spesa per «prestazioni sociali» del 6%, dieci volte di più rispetto all’anno scorso.

Sul lato delle buone notizie per i saldi di finanza pubblica, l’inflazione gonfia le entrate da imposte indirette, Iva e accise, che però sono ovviamente a carico dell’economia reale quando non vengono utilizzate per tagliare i costi delle materie prime (e in questo caso l’effetto sui saldi si azzera).

I prezzi in crescita aumentano poi il Pil nominale, su cui si calcola il peso di deficit e debito: in una dinamica che però è solo contabile, e peraltro esclude i rincari dell’energia importata, causa scatenante dell’inflazione di oggi.

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

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