Bene rivedere finalmente le indennità degli amministratori locali, ma va eliminata la disparità di trattamento che attualmente prevede il dimezzamento dell’indennità per i lavoratori dipendenti che non abbiano chiesto l’aspettativa. In audizione in commissione affari costituzionali del Senato sui quattro disegni di legge (2245-2310-2266-2361) che prevedono l’aumento delle indennità di funzione dei sindaci, l’Anpci ha espresso soddisfazione nel vedere uno storico cavallo di battaglia dell’associazione approdare in parlamento e trovare riconoscimento da parte di quasi tutte le rappresentanze del Senato. “E’ un fatto che ci inorgoglisce e ci spinge a continuare le nostre iniziative a difesa e tutela dei Comuni e dei Sindaci, definiti dal nostro Presidente della Repubblica sentinelle della nazione”, ha spiegato in audizione la presidente Franca Biglio.
L’Anpci non è entrata nel merito della definizione degli importi, lasciandola alla discrezionalità del parlamento, ma ha voluto sottolineare alcuni aspetti tecnici dei ddl che andrebbero corretti. L’Anpci ha inoltre chiesto la formale abrogazione dell’art. 1 comma 54 della legge n.266 del 23 dicembre 2005 che per esigenze di coordinamento della finanza pubblica, ha ridotto del 10% le indennità di funzione. Secondo l’Anpci andrebbe infine abrogato anche il comma della legge Delrio (legge n.56/2014) nella parte in cui prevede che la riduzione degli emolumenti degli amministratori sia effettuata «al fine di assicurare l’invarianza della relativa spesa in rapporto alla legislazione vigente».
In collaborazione con Mimesi s.r.l.
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