La richiesta di modifica del calcolo del FCDE a Bilancio proposte dall’ANCI. Analisi dei dati e delle soluzioni

Approfondimento di V. Giannotti

Ci si è resi conto dell’impossibilità di tenere i bilanci degli enti locali a fronte del calcolo a bilancio del FCDE, che sta portando ad una contrazione delle spese degli enti in modo progressivo al di la delle aspettative attese dei risparmi che sarebbero derivati dal calcolo del FCDE, così come attualmente previsto dai principi della competenza finanziaria potenziata. L’ANCI si è fatta portavoce di tali crescenti difficoltà e della necessità di cambiare il principio contabile 4.2, così come riportato nell’esempio 5 dell’appendice tecnica.

L’analisi dell’impatto del FCDE nel bilancio 2016

Evidenzia l’ANCI come il FCDE accantonato dai Comuni (escluse le Regioni a statuto speciale del Nord) si attesta nel 2016 su circa 3 Miliardi di euro, che rappresentano in termini di comparto una riduzione della capacità di spesa corrente pari al 6% e il 24% delle entrate extratributarie. La progressiva incidenza dell’accantonamento (dal 36% al 100% del valore del Fondo di ciascun Comune, tra il 2015 e il 2019) prevedeva il raggiungimento del 55% nel 2016 e il 70% nel 2017. Tali livelli sono stati verosimilmente già superati da una parte degli enti, che hanno potuto utilizzare per l’accantonamento risorse non direttamente spendibili, a seconda delle rispettive condizioni finanziarie di partenza. Il peso di tale rilevante innovazione della riforma contabile si distribuisce però in modo molto variabile, a seconda della capacità di riscossione storicamente determinatasi, incidendo maggiormente dove i margini finanziari (avanzi) ed economici (economie di spesa) risultano più esigui. Dai dati del monitoraggio effettuato appare evidente il maggior peso del FCDE in alcune regioni (Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia) e nelle classi demografiche medio-grandi. Una volta suddivisi gli enti per regione e classe demografica, è stato notato come a fronte di un valore medio di riferimento delle aree territoriali (Nord, Centro, Sud), i Comuni con valore maggiore della media di riferimento sono il 17% (assorbendo circa 2,2 mld di euro, ossia il 73% degli accantonamenti complessivi), mentre quelli con valore minore della media rappresentano l’83% del comparto (805 mln., ossia il 27% del totale).

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