L’ANCI interrompe i rapporti istituzionali.

Con comunicato del 19/12/2013 l’ANCI rende noto che:

Un ultimo tentativo, “un sussulto di consapevolezza e responsabilità” per cambiare una legge di stabilità che “sulla Iuc configura una secca e inaccettabile riduzione di risorse ai Comuni per circa un miliardo e mezzo di euro. Chiediamo quindi che il governo vari nel Conisglio dei ministri del 27 dicembre un decreto correttivo. Se così non fosse si aprirà un esplicita fase di conflittualità che parte oggi con la non partecipazione Anci alla Conferenza Unificata”. Queste le dure parole con le quali il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha illustrato alla stampa le decisioni prese dai sindaci, alla luce della legge di stabilità che sta uscendo dall’esame della Camera.

Fassino ha inoltre annunciato che oggi stesso scriverà al Presidente della Repubblica per chiedere un incontro, nel quale porterà “in modo autorevole e formale il profondo disagio di tutti i sindaci italiani”. Un secondo incontro “urgente” verrà chiesto al presidente del Consiglio Letta per esortare il primo ministro ad “adottare, entro fine anno, un provvedimento che consenta di assicurare ai Comuni le risorse necessarie per garantire i servizi ai cittadini”.

Oltre a sospendere la partecipazione alle sedi di concertazione, Fassino ha annunciato che il 29 gennaio 2014 i sindaci si ritroveranno a Roma “per una assemblea straordinaria nella quale valuteranno ulteriori forme di mobilitazione qualora le richieste dei sindaci fossero disattese”.

Nel corso dell’incontro con i giornalisti, Fassino ha ricostruito la storia del confronto con il governo che, ad agosto, aveva rassicurato i Comuni sul ristoro totale per i Comuni della “scelta politica di abolire la tassa sulla casa. Se il nodo delle risorse mancanti non verrà risolto – ha aggiunto il presidente Anci – anche il prossimo anno ci troveremo a chiudere i bilanci in novembre. Questo è inaccettabile come è inaccettabile subordinate gli interessi di Comuni e cittadini alle logiche politiche nazionali”.

“Fino ad ora – ha ricordato Fassino – abbiamo avuto un atteggiamento responsabile e costruttivo. Ci siamo sforzati di fare proposte e presentare emendamenti. Tuttavia ci siamo trovati sempre di fronte alla sordità di governo e Parlamento”.

Sui rapporti con Parlamento, il presidente Anci ha anche invitato i senatori a rivedere la parte della mini-Imu, in questi giorni all’esame di Palazzo Madama. Se non modificata, la norma andrebbe a gravare per il 40 per cento delle maggiori aliquote sulle tasche dei cittadini. “Si tratta di circa 350 milioni di euro – ha sottolineato il sindaco di Torino -, i gruppi senatoriali valutino un decreto correttivo per evitare di scaricare maggiorni oneri sulle famiglie”.

L’ultima stoccata è ancora per il governo. “Se i sindaci fossero oggi in Parlamentop – ha chiosato Fassino – non voterebbero la fiducia perché questa legge di stabilità è un atto che disconosce il nostro ruolo garantito dalla Costituzione”

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