L’interruzione dei termini prescrizionali nei crediti da lavoro e la quantificazione del danno da dequalificazione

di V. Giannotti (www.bilancioecontabilita.it 28/8/2015)

La Corte di cassazione affronta il problema della corretta interruzione della prescrizione da parte di un dipendente che intende fare valere i crediti da lavoro dipendente. Il caso riguarda un dipendente che contestava il suo inquadramento e rivendicava la qualifica dirigenziale e che il Tribunale aveva ritenuta prescritta la domanda per un primo periodo mentre aveva rigettata per il periodo successivo perché solo genericamente dedotta. Per la Corte di merito, invece, riteneva valide l’interruzione della prescrizione nel primo periodo, mentre due successive missive inviate non avevano alcun chiaro contenuto di messa in mora del debitore essendo assolutamente generiche e facendo solo riferimento ad un progetto di un nuovo assetto organizzativo ed a vaghe intenzioni e promesse tra le parti. La Corte territoriale liquidava al dipendente, in quanto provata, la dequalificazione in quanto il dipendente era stato inquadrato nel livello più alto della categoria impiegatizia e poi con il profilo di quadro, mentre successivamente, sulla base della prova testimoniale effettuata, risultava che le mansioni affidate erano prive delle connotazioni essenziali del livello di inquadramento spettante (assunzione di responsabilità, autonomia operativa, discrezionalità, pianificazione, programmazione e controllo di gestione, sviluppo di risorse umane ecc.)

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