Così, mentre il presidente incaricato promette sforzi “per il risanamento e l’equità sociale”, fonti vicine ai dossier tecnici tratteggiano le linee su cui il nuovo governo intende muoversi. In pratica, l’agenda economica di Monti. E dunque, per cominciare non escludono il ricorso ad una nuova manovra correttiva (almeno 25 miliardi) da effettuarsi entro l’anno. Nei loro ragionamenti, tutto nascerebbe dal fatto che la Ue, per colpa della mancata crescita, prospetta per l’Italia un percorso deficit-Pil più alto di quello immaginato dall’ex governo, fino a prevedere un rapporto dell’1,2% nel 2013 al posto del pareggio (circa 18 miliardi). Ma per rimettere il paese in carreggiata, bisognerebbe fare qualcosa subito perché già dal prossimo anno le due valutazioni di deficit-Pil – quella della Ue e dell’ex governo – divergono, con uno scarto dello 0,7%: cioè circa 11 miliardi. Al quadro generale va aggiunta la maggior spesa per interessi, dovuta agli sconquassi dei mercati: 10 miliardi sarebbero già acquisiti. Monti punta comunque ad una “due diligence” sui conti, da realizzare a tambur battente con l’aiuto degli esperti della Banca d’Italia e del Tesoro.
E ancora: si ipotizza una patrimoniale e/o la reintroduzione di una imposta sulla prima casa. Ma si parla anche di una imposizione “modello francese” che oltre all’Ici prevede pure una “tassa sull’abitazione” comprensiva di canone tv e balzello per la spazzatura. Calcoli del precedente governo, appena trasmessi alla Ue, stimano in 3,5 miliardi il gettito di un eventuale ritorno dell’Ici.
Per dare un messaggio al paese sul terreno dell’equità, sarebbe allo studio un pacchetto anti-evasione basato sulla tracciabilità dei pagamenti a partire da somme contenute, 200-300 euro. Sulle questioni politicamente più sensibili, come il lavoro e la previdenza, Monti vorrebbe aprire un tavolo con le parti sociali. Ma i suoi obiettivi, su questo terreno, sarebbero già definiti: alzare la soglia per la pensione di vecchiaia, adottare il metodo contributivo e, non ultima, una eventuale abolizione delle pensioni di anzianità. E poi, liberalizzazioni, privatizzazioni e dismissioni. Tagli ai costi della politica e ai privilegi. Sburocratizzazione della pubblica amministrazione.
Monti è convinto che la crescita non si fa prendendo a prestito denaro, e quindi passando per aiuti esterni, ma si ottiene rimuovendo le cause che la ostacolano. Così come i punti deboli del paese non vanno nascosti, ma evidenziati: dal Pil, che aumenta della metà rispetto alla media europea, alla competizione troppo frenata: l’approdo è sempre lo stesso, la necessità di riforme strutturali. Rigore, sviluppo e equità vanno coniugati. C’è la lettera della Bce, quella firmata da Trichet e Draghi ad agosto, ad indicare buona parte delle misure da adottare. Restano dei margini di discrezionalità che un governo autorevole può esercitare. Un primo test è atteso appunto già oggi, con la riapertura dei mercati. Piazza Affari ha già premiato, con il balzo dei listini, lo scenario di un esecutivo affidato a un ‘tecnicò autorevole come l’ex Commissario Ue. L’effetto-Monti s’è già sentito anche sugli spread, scesi di quasi 100 punti al solo apparire del Professore sulla scena. Oggi il banco di prova sulla ritrovata credibilità dell’Italia sarà l’asta dei Btp quinquennali per un importo compreso fra 1,5 e 3 miliardi.
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