MEF – Osservatorio sulle partite IVA Sintesi dei dati di maggio 2015

Con comunicato del 10/07/2015 il Ministero dell’Economia e delle Finanze rende noto che:

Nel mese di maggio 2015 sono state aperte 48.103 nuove partite Iva; rispetto allo stesso mese dell’anno scorso si registra un incremento significativo (+9%), in larga parte sostenuto dalle nuove aperture nel settore dell’agricoltura, localizzate soprattutto nel Sud e Isole.

La classificazione per settore produttivo fa registrare, come di consueto, il maggior numero di aperture di partite Iva (21,3% del totale) nel commercio, seguito dall’agricoltura (19,7%) e dalle attività professionali (11%). Rispetto al maggio 2014 si segnala un significativo aumento nell’agricoltura (+104,8%), dovuto presumibilmente l’effetto delle novità normative dell’IMU sui terreni agricoli che prevedono agevolazioni per gli imprenditori agricoli professionali. Analizzando gli altri principali settori, si segnalano incrementi marcati nella sanità (+13,5%) e nelle “altre attività di servizi” (+7,4%), e cali significativi nelle attività artistiche e sportive (-13,1%), finanziarie (-12,1%) e professionali (-7,7%).

Riguardo alla ripartizione territoriale, il 38% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 21,1% al Centro e il 40,7% al Sud ed Isole. Nel mese di maggio, diversamente dai consueti andamenti tendenziali, la quota di aperture localizzate al Sud ed Isole ha superato quella delle Regioni settentrionali. Tale risultato è anch’esso presumibilmente l’effetto delle novità normative riguardanti l’IMU sui terreni agricoli, che sembrano aver interessato maggiormente le aree del Sud e delle Isole. Pertanto il confronto con il corrispondente mese dell’anno scorso mostra gli aumenti più evidenti in Calabria (+77,4%), Puglia (+61,6%) e Molise (+46,1%); al contrario le flessioni più marcate si registrano nella Valle d’Aosta (-13,1%), in Sardegna (-5,3%) ed Emilia-Romagna (-3,7%).

La distribuzione per natura giuridica delle aperture di partite IVA mostra che la quota relativa alle persone fisiche è pari al 75,3%; le società di capitali raggiungono il 19,2%, le società di persone si attestano al 4,7%, mentre la percentuale dei “non residenti” e “altre forme giuridiche” è pari allo 0,8%. Rispetto al maggio 2014 si rileva un aumento di aperture per le persone fisiche (+12%) e le società di capitali (+5,7%); le società di persone, invece, registrano un sensibile calo (-13,7%) che conferma la tendenza al ribasso degli ultimi tempi, verosimilmente conseguenza delle recenti norme civilistiche che agevolano l’apertura di società di capitali (a responsabilità limitata).

Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso è sostanzialmente stabile, con il 62,1% delle partite Iva aperte da soggetti di sesso maschile. Il 42,4% delle aperture è attribuibile ai giovani fino a 35 anni e il 33,4% a soggetti tra 36 e 50 anni. Rispetto al maggio dello scorso anno emerge un leggero calo di aperture nella classe di età fino a 35 anni (-2%) e un aumento di aperture nelle classi di età più anziane (+40% per la classe da 51 a 65 anni, +140% per la classe oltre i 65 anni). Anche questi aumenti sembrano influenzati dalle novità IMU sui terreni agricoli.

Nello scorso mese di maggio 11.708 soggetti hanno aderito al nuovo regime forfetario (circa il 24,3% del totale delle nuove aperture), mentre 891 soggetti hanno aderito al regime fiscale di vantaggio (1). La possibilità di opzione tra i due regimi è stata prevista del decreto “milleproroghe” (DL 192/2014) ed è valida solo per l’anno in corso, in considerazione della circostanza che da gennaio 2016 resterà in vigore solo il regime forfetario.

 

(1)    Entrambi i regimi esonerano i contribuenti dal pagamento di Iva ed Irap. Il regime di vantaggio, in vigore fino al 2014, limita l’imposta dovuta al 5% degli utili dichiarati e può essere mantenuto per cinque anni, con l’eccezione dei soggetti giovani che, fino al compimento del 35° anno di età, possono mantenerlo anche oltre i cinque anni. Il nuovo regime forfetario, introdotto a partire dal 2015, può essere invece riconosciuto senza limiti di tempo e fissa l’aliquota di imposta al 15% del reddito determinato forfetariamente sulla base di una percentuale dei ricavi/compensi (che varia in base all’attività esercitata). I requisiti per poter aderire o rimanere nei due regimi sono differenti, ad esempio il tetto massimo di ricavi/compensi è 30.000 euro per il regime di vantaggio, mentre per il regime forfetario varia tra 15.000 e 40.000 euro in base all’attività esercitata.

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