Mini-enti, proroga con giallo

Italia oggi
30 Dicembre 2011
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Proroga con giallo per i piccoli comuni. Nel testo definitivo del decreto milleproroghe (dl n.216/2011), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 di ieri, i mini-enti che già festeggiavano per lo slittamento di un anno della marcia di avvicinamento verso l’associazionismo forzoso scandita dall’art. 16 della manovra di Ferragosto (dl 138/2011), trovano invece una proroga a metà.

Con buona pace dell’Anci (che dopo il varo del decreto aveva ringraziato il governo per la «sensibilità mostrata») e di un ordine del giorno ad hoc approvato dalla camera, del differimento dell’art. 16 non c’è infatti traccia. E delle modifiche, già date per acquisite dall’Anci, resta solo la proroga della scadenza più ravvicinata: quella che entro la fine di quest’anno avrebbe imposto ai piccoli comuni di svolgere in forma associata almeno due delle sei funzioni fondamentali individuate dalla legge delega sul federalismo fiscale: amministrazione, gestione e controllo; polizia locale; istruzione pubblica, compresi gli asili nido e l’edilizia scolastica; viabilità e trasporti; gestione del territorio e ambiente; welfare.

La proroga c’è, ma a differenza delle aspettative, non è più di un anno, ma di sei mesi. La dead line per quello che prima di questo pasticcio era considerato il primo step dell’associazionismo scadrà dunque il 30 giugno 2012 (per esercitare in forma associata tutte e sei le funzioni ci sarà tempo fino al 30 giugno 2013). Ma prima di questa data, visto che è sfumato lo slittamento di un anno del cronoprogramma imposto dall’art. 16, i piccoli comuni troveranno una scadenza molto più ravvicinata e per di più perentoria: entro il 17 marzo 2012 (salvo proroghe) gli enti sotto i mille abitanti dovranno trasmettere alle regioni le proprie proposte di unione. Meno di tre mesi, dunque, per capire se Mario Monti intenda proseguire sulla strada tracciata da Berlusconi e Tremonti o piuttosto sospendere l’art. 16 per ripensare in maniera globale la materia.

Il dietrofront del decreto milleproroghe lascerebbe propendere per la prima ipotesi, tanto più che nelle stanze del Mef e di palazzo Chigi l’associazionismo obbligatorio dei piccoli comuni può vantare sostenitori di tutto rispetto (tra questi il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Antonio Catricalà).

Ma in realtà l’impressione è che si sia trattato solo di un pasticcio. Del resto, dopo il varo del decreto, era stato lo stesso ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri a telefonare al presidente dell’Anci, Graziano Delrio per rassicurarlo sul recepimento delle richieste di proroga dell’Anci. Solo un qui pro quo, dunque? È possibile, ma resta in piedi l’ipotesi che il governo abbia consapevolmente rinviato di affrontare il capitolo relativo all’art. 16 preferendo invece concentrarsi sui soli termini di immediata scadenza (quelli sull’esercizio associato delle funzioni contenuti nell’art. 14, comma 31, lettere a) e b) del dl 78/2010). E le dichiarazioni di Monti al termine del consiglio dei ministri, in cui il premier ha vantato il numero limitato di differimenti presenti nel decreto (per questo non più etichettabile, ha detto, come «milleproroghe») potrebbero essere un indizio in tal senso. I comuni dal canto loro non fanno drammi. «Siamo comunque soddisfatti per la proroga del termine per l’esercizio delle funzioni fondamentali in forma associata», ha dichiarato a ItaliaOggi Delrio. «Sarebbe scaduto domani ed era urgente spostarlo in avanti». «Possiamo dire che se non è stato sospeso l’art. 16 ne è stata sospesa la premessa». Per Mauro Guerra, coordinatore nazionale dei piccoli comuni dell’Anci, «questi pochi mesi che ci separano dalla scadenza di marzo devono servire per riscrivere le norme in modo che l’associazionismo non pregiudichi le unioni già in atto da anni». Mentre Franca Biglio, presidente dell’Anpci, invita a «lavorare con ancora più forza per far comprendere al parlamento e al governo che obbligare i piccoli comuni ad associarsi non genera risparmi».

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