Scudo erariale, mini-proroga 

Italiaoggi
7 Febbraio 2024
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di FRANCESCO CERISANO (ItaliaOggi, 07/02/2024)
Da Mef e presidenza del consiglio ok al rinvio nel decreto Milleproroghe. Ma solo di sei mesi
La limitazione della responsabilità contabile slitta al 31/12
Mini-proroga per lo “scudo erariale”. La limitazione ai soli casi di dolo (con esclusione dunque delle ipotesi di colpa grave), omissione o inerzia della responsabilità contabile dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti, resterà in piedi fino al 31 dicembre. Introdotto dal governo Conte con il decreto Semplificazioni 2020 per dare una spinta alla ripresa post Covid, (articolo 21, comma 2, del dl 16 luglio 2020, n. 76) e via via prorogato prima dal governo Draghi e poi l’anno scorso dal governo Meloni fino al 30 giugno 2024, lo scudo, che mette al riparoi pubblici funzionari dalla responsabilità per danno erariale, non arriverà a travalicare (almeno per ora) l’orizzonte temporale del Pnrr, allungandosi fino a fine 2026 o quantomeno fino al 31 dicembre 2025, come avevano chiesto gli emendamenti di Fratelli d’Italia (firmatari Giovanni Cannata e Ylenja Lucaselli) e Noi Moderati( Francesco Saverio Romano ). La proroga di soli sei mesi sarà contenuta in un emendamento al decreto legge Milleproroghe (dl n.215/2023) che ieri, dopo la riunione tra maggioranza e governo, è stato inserito nell’elenco dei cosiddetti “supersegnalati”, ossia gli emendamenti di maggioranza che, dopo aver ricevuto parere favorevole dal Mef e dalla presidenza del consiglio, si avviano verso l’approvazione nelle commissioni affari costituzionali e bilancio della Camera. Il governo sembra dunque aver scelto la strada della mini-proroga anche per evitare lo scontro frontale con la magistratura contabile che si sarebbe creato in caso di un maxi-rinvio. I giudici della Corte conti, fin dagli albori della norma, non hanno mai smesso di puntare il dito contro uno scudo che a loro giudizio, limitando le contestazioni per danno erariale, avrebbe come effetto non la liberazione dei pubblici funzionari dalla cosiddetta “paura della firma” (fattore paralizzante per gli investimenti e la crescita) quanto la diffusione della corruzione. Il tutto aggravato, secondo la magistratura contabile, dalla particolare delicatezza che l’attuazione del Pnrr, con la sua mole di risorse comunitarie, impone. La Corte conti, com’è noto, da sei mesi a questa parte ha perso il controllo concomitante sui piani, programmi e progetti previsti o finanziati dal Pnrr o dal Piano nazionale per gli investimenti complementari dopo l’intervento deciso dal governo Meloni con il decreto legge p.a. (dl n.44/2023). L’abolizione del controllo concomitante, istituito da una legge del 2009 (n.15)e di fatto mai esercitato dalla Corte conti prima che nel 2021 venisse esteso ai progetti del Pnrr, ha fatto alzare al massimo livello la temperatura dello scontro tra esecutivo e magistratura contabile (si veda ItaliaOggi del 1° giugno 2023).

 

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

* Articolo integrale pubblicato su Ilsole24ore del 06 febbraio 2024.

 

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