È stato predisposto un tavolo permanente tra il ministero della pubblica amministrazione, il dicastero dello sviluppo economico e le autonomie locali per seguire l’attuazione del decreto sulle semplificazioni. Lo ha detto ieri il ministro della pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, ospite di una trasmissione televisiva. “Il vero problema – ha spiegato il ministro – è certamente assicurare l’attuazione della semplificazione. Abbiamo già chiamato le autonomie locali. Noi, lo sviluppo economico e le autonomie locali abbiamo un tavolo permanente per seguire l’attuazione del decreto”. Il governo sta inoltre lavorando per risolvere il problema dei ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Quello dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, ha spiegato il ministro, “è un problema reale perché non è neanche una soluzione collegare gli acquisti delle p.a. alla disponibilità di cassa perché otterremmo di avere un effetto recessivo. Bisogna trovare un punto di equilibrio – ha aggiunto – su cui il governo sta lavorando”. In materia di liberalizzazioni, invece, si registra l’allarme dei costruttori edili su una norma che riguarda molto da vicino le p.a. locali. Il decreto liberalizzazioni contiene “importanti” misure per lo “sviluppo delle infrastrutture”. Ma ci sono alcuni punti che “preoccupano” e su cui l’associazione dei costruttori italiani chiede alcune correzioni: dalla norma sulla costruzione delle carceri ai ritardati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione. “È particolarmente importante – ha detto l’Ance durante un’audizione in Senato sul provvedimento – il riconoscimento offerto dall’esecutivo alla centralità del settore delle costruzioni nella struttura economica italiana e al suo ruolo nelle dinamiche di sviluppo”. I costruttori plaudono alle norme sui servizi pubblici locali per “l’impulso all’affidamento” dei servizi attraverso le gare e bene vanno, all’Ance, i limiti imposti alla gestione in house. “Qualche preoccupazione” suscita invece la disposizione che prevede il versamento presso le sezioni di tesoreria provinciale dello Stato di tutte le entrate di Regioni ed enti locali per un “rischio” di un “ulteriore rallentamento” dei pagamenti da parte degli enti alle imprese.
Tra le correzioni “necessarie” la norma sui ritardati pagamenti dei debiti pregressi delle amministrazioni pubbliche: secondo i costruttori va esplicitato che si applica alle transazioni commerciali su lavori e va prevista una corsia preferenziale per le imprese di costruzione “maggiormente esposte”. Altro punto dolente è il tema dell’Iva sull’invenduto del settore delle costruzioni su cui è necessario, affermano i costruttori, il “rispetto del principio di neutralità dell’Iva” ed estendere l’applicazione dell’imposta su opzione a tutte le cessioni di abitazioni. L’Ance chiede inoltre di aumentare dal 50% al 60% la quota di lavori che i concessionari autostradali devono affidare a terzi dal primo gennaio 2015. Sempre in tema di riforme Monti da segnalare gli attacchi del mondo della nautica. La tassa sullo stazionamento nei porti deve essere cambiata, ha infatti chiesto ieri l’Ucina (l’associazione di Confindustria nautica) denunciando che la misura introdotta dal decreto salva Italia rappresenta il colpo di grazia per il settore: la fuga di unità dai porti italiani, rilevata al 31 gennaio, sarebbe di 27mila unità e i posti di lavoro a rischio ammonterebbero a 8.900. Secondo l’Ucina, che ha colto l’occasione dell’audizione in Senato sul decreto liberalizzazioni per lanciare il grido d’allarme, a fronte di un gettito “peraltro assai incerto stimato in 200 milioni di euro” ci sarebbe un danno di “almeno 1,5 miliardi di euro”. L’impatto sulle entrate dirette dello Stato sarebbe pari a -104 milioni di euro, il mancato indotto generato dai superyacht in transito ammonterà a 210 milioni di euro, gli investimenti portuali a rischio a 1,4 miliardi di euro, l’impatto diretto sulla cantieristica è stimato in una flessione del 35% del mercato interno. La tassa, secondo l’Ucina, deve colpire tutti i cittadini italiani che detengono un’imbarcazione al di sopra dei 10 metri e non solo chi ha scelto la bandiera italiana. Inoltre, la tassa giornaliera deve essere trasformata in tassa annuale.
di Fortunato Laurendi
Fonte: La Gazzetta degli Enti locali
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