di Flavia Landolfi (31/05/2024)
Torna l’incubo dei ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese di costruzione. Dopo 10 anni di lento ma progressivo miglioramento nel calendario dei versamenti ai privati ecco che la spina nel fianco delle aziende torna a destare più di una preoccupazione e a tormentare i sonni degli imprenditori del settore.
Lo dice un nuovo sondaggio dell’Ance che il Sole 24 Ore anticipa in questa pagina. E che riprende il polso a un fenomeno che getta un’ombra pesante sulla sostenibilità economica delle aziende oggi paradossalmente alle prese con la corsa forsennata per rispettare gli obiettivi del Pnrr. Una tabella di marcia, a guardare i numeri, che viaggia a senso unico. «Le segnalazioni di ritardi sui pagamenti che ci stanno arrivando dalle nostre imprese ci mettono particolarmente in allarme – dice Federica Brancaccio, presidente dei costruttori -. Non solo sul caro materiali, dove sulla carta ci sono già risorse assegnate, ma anche sui lavori Pnrr e in generale sulle opere in corso. Serve che ci sia chiarezza sulle cause di questi ritardi».
Il panel è rappresentato da 278 imprese che hanno perfezionato il sondaggio nel mese di marzo 2024. E più della metà, quasi il 60%, ha denunciato ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Le imprese – spiega Ance – vengono pagate in media dopo 150 giorni, ovvero dopo circa 5 mesi dall’emissione del Sal, contro i 30 giorni previsti dalla normativa, con punte di ritardo che possono raggiungere i 2 anni. Il punto però non è nemmeno quello dei freddi numeri ma di una tendenza che seppur a rilento prometteva un allentamento della morsa dei pagamenti al palo. E invece da autunno scorso il cambio di marcia ha fatto drizzare le antenne agli osservatori. Il sondaggio ha fatto il resto decretando una battuta d’arresto non indifferente nella marcia verso l’allineamento dei tempi alle condizioni contrattuali. «In passato – aggiunge Brancaccio – abbiamo visto morire tante imprese per mancati pagamenti e oggi non vorremmo trovarci di nuovo in questa morsa, col rischio che si fermino i cantieri mentre invece dovremmo marciare spediti».
L’ammontare totale delle fatture in attesa di liquidazione – spiega il sondaggio Ance – è di circa 175 milioni. Meno della metà (44%) è legato a contratti «ordinari», il resto (41%) è riconducibile principalmente a contratti in attesa del trasferimento dei fondi per il caro materiali. È imputabile al Pnrr il restante 15%. La preoccupazione che agita i costruttori è presto detta: il timore è che stia tornando quella «cultura» dei ritardi di pagamento che in passato ha gravemente penalizzato le imprese esecutrici dei lavori. E per non essere intercettate dai radar dei monitoraggi ufficiali, quelli accesi anche per via degli obiettivi Pnrr che impongono l’abbattimento a 30 giorni dei versamenti, le pubbliche amministrazioni – dice l’associazione – arrivano a nascondere documenti che potrebbero certificare questo rallentamento nei versamenti. Il quadro lo raccontano i numeri: il 62% delle imprese segnala che le amministrazioni chiedono di ritardare l’invio delle fatture e il 53% l’emissione dei Sal, mentre al 30% delle imprese, in sede di contratto, la Pa impone tempi di pagamento superiori ai 30 giorni e al 18% delle imprese la rinuncia agli interessi di mora. Il sondaggio segnala anche i principali enti responsabili dei ritardi anche se l’associazione ci tiene a precisare che non si tratta di un atto di accusa ma di una spia alla quale prestare attenzione. In pole position ci sono i Comuni segnalati dal 73% delle imprese, seguiti dalle Regioni (19%) e dalle società partecipate dagli enti locali (16,6%.)
A innescare questa frenata nemmeno a dirlo sono le restrizioni finanziarie con un rallentamento dei flussi di trasferimento, per esempio, dalle amministrazioni centrali a quelle locali. Risultato, il 68% delle imprese ha evidenziato, come causa del ritardo, i mancati trasferimenti dei fondi da altre amministrazioni alle stazioni appaltanti, il 48,5% i tempi lunghi di emissione del certificato di pagamento da parte della stazione appaltante, il 48% la mancanza di risorse di cassa dell’ente e il 45% i tempi lunghi di emissione del mandato di pagamento.
In collaborazione con Mimesi s.r.l. – Articolo integrale pubblicato su Ilsole24ore del 31 maggio 2024
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