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Anci - Nostri calcoli confermati dal Mef, 3,7 miliardi di manovra sono insostenibili per i Comuni

Con comunicato del 04/11/2014 l’ANCI rende noto che:

“Siamo andati alla verifica con il Mef e la verifica conferma che le nostre quantificazioni sono corrette, il taglio per i Comuni previsto dalla legge di stabilità è di 3,7 miliardi. Sono quantificazioni insostenibili, per le quali chiediamo al Parlamento ed anche al governo correttivi che rendano la manovra sostenibile. Alcune modifiche sono indispensabili, come l’aggiunta di altri 800 milioni  in conto debito e non in termini di saldo netto da finanziare per rendere effettivo l’allentamento del patto di Stabilità, e l’esclusione del Fondo crediti dubbia esigibilità dal calcolo del saldo del Patto di Stabilità”. Lo ha affermato il presidente dell’Anci, Piero Fassino, nel corso dell’audizione davanti le commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla legge di Stabilità. “Tali modifiche – ha evidenziato – sono necessarie per evitare che le misure sui crediti di incerta esigibilità vanifichino gli spazi offerti con l’allentamento di Patto  di Stabilità”.

Nel suo intervento – leggi il documento presentato ai commissari – Fassino ha ancora una volta posto l’accento sullo sforzo di risanamento sostenuto in questi anni dai Comuni: “Dal 2007 al 2014 i Comuni hanno contribuito a risanare la finanza pubblica per 16,4 miliardi di euro, di cui 8 miliardi e 700 milioni in termini di Patto di Stabilità interno e 7 miliardi e 700 milioni di euro in termini di riduzione di trasferimenti”. Inoltre, la “spesa dei Comuni è costantemente in diminuzione, la spesa statale continua ad aumentare”.

Ciononostante il conto sottoposto ai Comuni è salatissimo, arrivando nel complesso a 3,7 miliardi. “Ai 1,2 miliardi di tagli riportati dai media, – ha spiegato il presidente Anci – vanno aggiunti 300 milioni di riduzioni di spese derivanti da provvedimenti del 2013 e 2014 che ricadranno sull’esercizio 2015”. C’è “poi l’introduzione del nuovo sistema di contabilità che partirà dal 1 gennaio 2015”, “il mancato rifinanziamento del patto di stabilità verticale, il divieto di utilizzo degli oneri urbanizzazione sulla spesa corrente e quello di utilizzo degli avanzi di bilancio vincolati”. Senza dimenticare “il taglio da 1 miliardo per Città metropolitane e Province, che rischia di far partire in default questi enti”. Il risultato è “una manovra insostenibile per qualsiasi Comune del Nord e del Sud, virtuoso o no: se in quattro anni i Comuni hanno risanato per 17 miliardi, non capisco come sia sostenibile una richiesta di 3,7 miliardi in un solo anno”, si è chiesto il leader dei sindaci.

Da qui le richieste di modifica avanzate dai Comuni, che sollecitano, tra l’altro, la possibilità di assorbire almeno i 300 milioni di tagli da decretazione precedente entro il taglio di 1,2 del 2015. A questo si affianca la possibilità di rifinanziare in qualche modo il patto di stabilità verticale, e di ridefinire i criteri e i riferimenti normativi per il riparto dell’obiettivo di Patto fra i Comuni.

Dal presidente dell’Anci anche una considerazione sui vincoli ordinamentali contenuti nella manovra: “Devono essere tutti superati, partendo dai blocchi sul personale, che hanno pesato sui Comuni in questi ultimi anni. Le spese si fanno sui saldi. Si determini il saldo di spending e i Comuni contribuiranno per quello che si determinerà”, ha affermato Fassino.

Quanto poi alla possibilità che parta da subito un unico tributo sulla casa, il presidente Anci ha posto dei paletti precisi: “Come Anci non possiamo che essere d’accordo, a patto che i Comuni rimangano i titolari in esclusiva del gettito, superando ogni forma di compartecipazione. E che non ci siano vincoli sullo stesso gettito, che potrebbero celare dei tagli mascherati”.


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