MAGGIOLI EDITORE - Bilancio e contabilità


Piccoli Comuni. Le rivendicazioni in una lettera del Presidente

Con comunicato del 10/09/2014 l’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni d’Italia (A.N.P.C.I.) lottano per le seguenti ragioni:

A) ASSOCIAZIONISMO: Il nodo gordiano che attanaglia tutta la politica dei piccoli comuni, è l’impalcatura istituzionale basata sulle unioni obbligatorie (mai imposte dopo dall’avvento della repubblica). Unioni che non genereranno alcun effetto positivo sui piccoli comuni perché, come dimostrano i dati, le unioni non migliorano la gestione del territorio dei piccoli comuni, ma lo desertificano ulteriormente aumentando i costi e trasferendo tutti i servizi verso il principale comune dell’unione. Addirittura il Presidente dell’anci, Fassino, dichiara che farà una ”battaglia” per di ridurre i comuni da 8000 a 2500 azzerando tutti i comuni sotto i 15000 abitanti. Spariranno così anche i 29 comuni piemontesi individuati recentissimamente come siti UNESCO: uno dei tanti fiori all’occhiello dell’Italia virtuosa.

B) PROVVEDIMENTI ECONOMICI: Siamo in presenza sempre e solo di tagli lineari:

Dalla lettura del dl 66/2014 emerge, per l’anno in corso, il seguente taglio:

1) Amministrazione dello Stato (incidenza sulla spesa pubblica nazionale 60%) taglio imposto 700 milioni di euro;

2) Regioni e Province (incidenza sulla spesa pubblica nazionale 21%) taglio imposto sempre 700 milioni di euro;

3) Comuni, province e città metropolitane (incidenza sulla spesa pubblica nazionale 9%) taglio imposto, sempre 700 milioni di euro.

A Luglio sono usciti i dati sul debito pubblico italiano: il debito dello stato è aumentato di 13,6 milioni di euro, quello degli enti locali è diminuito di 0,9 milioni di euro, Un taglio cosi lineare e sperequato non si è mai visto, ogni commento è superfluo.

C) CENTRALE DI COMMITTENZA Si vincola anche l’economato. Il Comune è costretto ad acquistare i pennarelli, la carta, le penne, i chiodi, le cartucce alla Consip o sul mercato elettronico o tramite centrale di committenza. Per cambiare un rubinetto deve rivolgersi alla centrale di committenza. Un emendamento ha prorogato il termine entro il quale tutti gli Enti, indistintamente, dovranno avvalersi delle Centrali di Committenza per gli acquisti di beni e servizi e per gli appalti dei lavori per l’esecuzione di opere pubbliche ed ha previsto che la centrale di committenza non opera per gli acquisti d beni e servizi e per gli appalti dei lavori per l’esecuzione di opere pubbliche al di sotto della soglia dei 40.000 euro. La deroga sotto i 40.000 euro, però, è stata prevista solo per i comuni sopra i 10000 abitanti. Una follia ! Allo scadere della proroga temporale la norma bloccherà comunque ogni minimo acquisto della stragrande maggioranza dei comuni, persino le spese di economato dovranno essere delegate alla centrale di committenza.

D) SPESE DI PERSONALE

Con le nuove disposizioni in materia di personale introdotte dall’articolo 3 dl 90 del 24/06/2014, convertito in legge n. 114 dell’11/8/2014, viene abrogato il discusso articolo 76, comma 7, del Dl 112/2008, che vietava le assunzioni agli enti con incidenza della spesa di personale sulla spesa corrente superiore al 50%, consolidando anche le aziende speciali, le istituzioni e le partecipate.

Sembra strano, ma AGLI ENTI VIRTUOSI VIENE VIETATO DI ASSUMERE, MENTRE per gli enti da anni considerati “non virtuosi”, ovvero quelli che sforavano il suddetto limite, sono state sbloccate le assunzioni altro che spending review. L’attuale norma in materia di assunzioni, pertanto, è un paradosso che favorisce i comuni che hanno generato esuberi o fra il personale a tempo indeterminato o fra quello a tempo determinato o in entrambi i casi. Questi comuni, poco virtuosi, basta che riducano di una sola ora il rapporto di lavoro con uno solo dei dipendenti a tempo determinato e risulteranno in linea con il dettato legislativo. E’ questo un serio risparmio? Necessita urgentemente quindi una revisione generale dei limiti di spesa in materia di personale che oggi penalizzano esclusivamente i piccoli comuni virtuosi.

E) Spese per autovetture

Bisogna ridurre del 30% di quanto speso nel 2011 per la manutenzione, senza specificare se ordinaria o straordinaria, delle autovetture. Un comune che nel 2010 aveva acquistato le gomme da neve, obbligatorie soprattutto al nord anche in pianura, e che dopo 4 anni necessitano di essere sostituite cosa fa? Ne compra solo 3? Un’ autovettura comprata nel 2011 necessitava ovviamente in quell’anno poca manutenzione, ma a distanza di 4 anni qualche manutenzione è naturalmente necessaria. In quel caso cosa facciamo, fermiamo la vettura?

F) Incarichi di consulenza

Dal 2014 non si possono conferire incarichi di consulenza studio e ricerca quando la spesa complessiva nell’anno è superiore nei piccoli comuni all’1,4 % rispetto alla spesa del personale dell’amministrazione che conferisce l’incarico, come risultante dal conto annuale 2012. Quindi i Comuni che hanno poco personale o che lo hanno ridotto seriamente potranno dare meno incarichi, mentre i comuni che hanno personale in esubero e che, pertanto, avrebbero all’interno le professionalità necessarie a svolgere tali incarichi possono spendere di più in tale materia. Non sarebbe più logico imporre un limite di spesa diversificato a seconda che il comune sia in linea o superi il rapporto dipendenti popolazione di cui al DM 24 luglio 2014 imposto ai Comuni che hanno dichiarato dissesto? Un comune con personale in esubero è favorito nell’utilizzo di tale risorse professionali, il comune virtuoso no.

G) Collaborazioni coordinate e continuative

Identica argomentazione vale per tali tipi di incarichi che non devono superare l’1, 1% rispetto alla spesa del personale dell’amministrazione che conferisce l’incarico, come risultante dal conto annuale 2012. In aggiunta segnaliamo che tali incarichi sono utilizzati stante la carenza di personale e il divieto di assunzione di personale che vige dal 2004.

H) Modulazione dei tagli

I comuni devono assicurare una riduzione della spesa, almeno del 5% per acquisti beni e servizi relativa ad un elenco di voci di spesa. Sulle principali voci di spesa chiediamo delucidazioni su come fare i tagli:

1) SPESE PER RISCALDAMENTO contratti di servizio smaltimento rifiuti, canoni per energia elettrica: per i comuni che utilizzano i prezzi Consip o le centrali di committenza regionale e quindi non hanno alcun potere contrattuale sul prezzo dell’appalto, cosa fanno per ridurre le spese? Riscaldamento: Chiudiamo le scuole? Le temperature non possiamo ridurle, sono imposte per legge. Lo smaltimento rifiuti è in molti comuni del nord gestito da consorzi come si riduce tale spesa?

2) MANUTENZIONE ORDINARIA E RIPARAZIONE DI IMMOBILI

Come si fa a ridurre la spesa se magari nel triennio precedente non era stato necessario, per fortuna, operare manutenzioni? Ma se le manutenzioni si rendono improvvisamente necessarie per esempio a cause di nevicate eccessive che possono far gelare le condutture del riscaldamento, ipotesi possibile visto che per risparmiare sui consumi bisognerà spegnere di

notte il riscaldamento, come si fa? Se qualche tombino si intasa a causa di piogge abbondanti, come operiamo ?

3) ASSICURAZIONI, SPESE PER VESTIARIO

Le spese per le assicurazioni, proprio perché le manutenzioni delle strade sono state già ridotte drasticamente, stante il blocco dei mutui, che non consente di riasfaltare le strade, stanno crescendo notevolmente dato che i cittadini sempre più frequentemente chiedono i danni subiti dalle loro autovetture per il cattivo stato del manto stradale, come si fa a ridurle? Il vestiario di sicurezza per gli operai come si fa a ridurlo?

4) SPESE LEGALI

In caso che i cittadini intentino una causa contro il comune, cosa fa il comune? Non si costituisce perché magari nel triennio precedente non avendo, per fortuna, avuto contenziosi non ha parametri di spesa di riferimento?

5) RETTE DI RICOVERO IN STRUTTURE PER ANZIANI, MINORI, HANDICAP E SERVIZI CONNESSI

Cosa facciamo, togliamo gli anziani dalle strutture? Riduciamo le ore di assistenza fisica agli alunni portatori di handicap? E se in un comune , dove per fortuna delle famiglie, nel triennio precedente non fossero presenti nelle scuole alunni con handicap e nell’anno in corso inizia il percorso scolastico un alunno con handicap come si fa?

I) Obbligo unilaterale di riduzione degli affitti del 15%

Molti piccoli comuni stanno perdendo le caserme localizzate in edifici privati dato che i proprietari non accettano un taglio così drastico del canone e quindi stanno avviando le procedure di sfratto.

H) Sindaci e giunta

Sempre in materia di organi comunali e di invarianza di spesa a seguito dell’aumento del numero dei consiglieri comunali previsto dalla legge 56/2014 (legge Delrio), nulla dicendo tale legge come calcolare l’invarianza di spesa, la corte dei conti Puglia ha emesso un parere che lascia perplessi: Siamo ad un punto di non ritorno. Per tutelare i piccoli comuni bisogna ribadire la centralità dell’art 117 della costituzione e non del 119 e 44. I piccoli comuni hanno bisogno di semplificazioni e autonomia e di interventi mirati, Quali:

PROPOSTE

1) La revisione generale e semplificazione delle norme sugli appalti (dal 2006 ad oggi in materia è stata apportata una modifica ogni 35 giorni);

2) La revisione generale dei limiti di spesa in materia di personale che oggi penalizzano esclusivamente i piccoli Comuni virtuosi e la reintroduzione della deroga all’assunzione per i piccoli Comuni con meno di 10 dipendenti a tempo pieno indeterminato, già prevista dall’articolo 76 comma 2 del d.l. 112/2008 convertito in legge 133/2008, cassato dall’articolo 14, comma 8, d.l. 78/2010 convertito in legge 122/2010. Si dovrebbe varare un piano di redistribuzione del personale partendo dall’applicazione del DM 24 LUGLIO 2014 e stabilendo che i comuni che hanno un rapporto dipendenti popolazione maggiore rispetto ai limiti imposti da tale DM, debbono mettere in mobilità il personale in esubero e assegnato attraverso un piano generale di redistribuzione anche agli uffici giudiziari, migliorando i tempi della giustizia, in particolare, quella civile.

3) Le previsioni di mansioni multiple nelle dotazioni organiche del personale soprattutto dei piccoli Comuni i quali, dovendo svolgere molte delle funzioni allo stesso modo dei grandi Comuni, non possono avere per ciascun servizio una figura professionale specifica. La giurisprudenza già riconosce, anche in assenza di normativa specifica, la possibilità di assegnare al dipendente diverse mansioni, non ascrivibili alla stessa categoria, classificando il dipendente nella categoria alla quale appartengono le mansioni prevalenti (vedi Cassazione Civile Sez. lavoro, sent. 17774 del 7-8 -2006 “….per ragioni di efficienza e di economia possono essere richieste, incidentalmente o marginalmente, attività corrispondenti a mansioni inferiori che il lavoratore è tenuto ad espletare”;

4) Deroga al patto di stabilità per i comuni sotto i 5000 abitanti, dato che a fronte di un incremento del risparmio dello 0,2% sul patto di stabilità generale dello stato, che si otterrebbe dall’applicazione del patto a tali enti, si creerebbe un blocco generale degli investimenti dei piccoli comuni calcolato in un punto di PIL;

5) Il libero convenzionamento fra i comuni, anche attraverso l’applicazione dell’articolo 1 comma 557 della legge 311 del 2004: “che consente ai Comuni di servirsi dell’attività lavorativa di dipendenti a tempo pieno di altre amministrazioni locali purché autorizzati dall’amministrazione di provenienza”. Tale strumento snello dovrebbe essere potenziato, dato che consente di svolgere i servizi, solo quando necessario, utilizzando, in o fuori orario, i dipendenti dagli altri Comuni con notevoli risparmi e permettendo di scegliere le professionalità migliori e non subire tout-court le professionalità esistenti nei Comuni contermini. Occorre ricordare che i servizi sono efficienti soprattutto in relazione alle professionalità.

6) RISPARMIIO IVA : Fonti ufficiali (Consip) quantificano in 136 miliardi di euro, nel 2011, la spesa per acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione. Versare l’Iva direttamente invece che liquidare l’imposta sul valore aggiunto al fornitore assieme al valore della fornitura. Proponiamo che gli enti pubblici versino direttamente l’Iva allo Stato, su un apposito capitolo di bilancio. Il fornitore, esentato così da un adempimento fiscale, dovrebbe limitarsi a registrare un credito di pari importo nel suo registro Iva, come se avesse effettivamente versato direttamente quella cifra all’erario. Se insolvenze ed evasione fossero responsabili anche soltanto di un 5 per cento di mancati versamenti Iva, sarebbero recuperati all’erario circa 850 milioni di euro.

7) L’abolizione dell’articolo 7, comma 8, della legge n. 131/2003 che consente alle varie sezioni regionali della Corte dei Conti di esprimere pareri in materia di spesa e di personale. Tale attività ha generato negli ultimi anni un pullulare disorganico e contrastante di pareri sullo stesso argomento che, uniti ai pareri espressi per legge anche dall’ARAN e dal Ministero della Funzione Pubblica, hanno generato il caos assoluto in materia di gestione economica e giuridica del personale. Proponiamo, al fine di avere interpretazioni coerenti ed univoche, che la potestà di esprimere pareri in materia di personale ritorni al Ministero dell’Interno che da secoli conosce e segue le attività dei comuni;

8) Le agevolazioni sull’affitto, il mantenimento delle strutture scolastiche e dei presìdi sanitari e delle stesse caserme dell’Arma dei carabinieri;

9) Incentivi non solo per i cittadini e le attività produttive già insediate, ma estesi in modo tale da incentivare nuovi residenti e nuovi insediamenti produttivi, anche attraverso misure di agevolazione fiscale;

10) Stabilire l’acquisizione delle stazioni ferroviarie disabilitate e l’utilizzo da parte dei comuni, del sedime ferroviario dismesso da utilizzare, in primis, come piste ciclabili nell’ottica dello sviluppo turistico;

11) In materia di acquedotti prevedere agevolazioni non solo in favore dei comuni sedi di captazione acque ma per tutti i piccoli comuni montani;

12) Estendere la facoltà di deroga alle gestione unica (ATO) a tutti i comuni sotto i 5000 abitanti.


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