Sarà una transizione soft quella verso il sistema di tesoreria unica. Perché, fino al completo versamento sul conto dello stato dei propri depositi bancari (e quindi fino al 16 aprile 2012), gli enti locali potranno continuare ad applicare l’attuale sistema di tesoreria disciplinato dal dlgs n.279/1997. A stabilirlo è un emendamento del governo al dl liberalizzazioni approvato dalla commissione industria del senato. Piccole modfiche di ordine tecnico che non cambiano la sostanza della riforma ma che puntano a rendere graduale un passaggio che nel decreto «Cresci-Italia» era stato pensato in modo imperativo.La contestata disposizione, contenuta nell’art. 35 (commi 8-13) del dl n.1/2012, che obbliga regioni, province e comuni a versare «entro il 29 febbraio 2012» il 50% delle proprie disponibilità liquide esigibili (e il restante 50% «entro il 16 aprile 2012»)è stata infatti sostituita da una locuzione meno «ansiogena» per gli enti locali. Il passaggio al nuovo sistema deve compiersi «alla data del 29 febbraio» (e «alla data del 16 aprile» per il versamento della seconda tranche di fondi). Apparentemente sembra una differenza da poco. Ma in realtà la modifica, come ha spiegato a ItaliaOggi uno dei due relatori al decreto, il senatore Pd Filippo Bubbico, punta «a rassicurare i comuni (che in quanto fermamente contrari alla tesoreria unica si sono ben guardati dal trasferire le proprie risorse dal 20 gennaio in avanti) sulla possibilità di unificare tutte le scadenze nella data del 29 febbraio». Termine che peraltro appare tutt’altro che perentorio. E la conferma che il passaggio alla tesoreria unica avverrà senza strappi la si ritrova in un altro inciso dell’emendamento in cui il governo ha voluto chiarire che l’obbligo per i tesorieri e i cassieri degli enti locali di adeguarsi alle nuove disposizioni (che in realtà ripristinano il vecchio sistema in uso negli anni ’80, rispolverando la legge 29 ottobre 1984, n. 720) scatterà solo «il giorno successivo a quello del versamento della residua quota delle disponibilità». Ossia a partire dal 17 aprile 2012.
Le modifiche del governo si fermano qui. E non c’è da stupirsi visto che l’esecutivo guidato da Mario Monti ha terribilmente bisogno del «tesoretto» (8,6 miliardi) degli enti locali per risparmiare sull’emissione di titoli di stato (si veda ItaliaOggi di ieri). A tranquillizzare sindaci, presidenti di provincia e governatori c’ha pensato ieriproprio l’artefice di questo ritorno al passato: il ministro per i rapporti con il parlamento Piero Giarda.
Sollecitato dai deputati leghisti che vedono negli ultimi provvedimenti del governo Monti sugli enti locali (dal rinvio al 31 marzo 2013 della dead line sui fabbisogni standard al restyling in senso antifederalista dell’Imu fino proprio alla tesoreria unica) una strategia precisa per «vanificare il federalismo fiscale», Giarda ha risposto che «il meccanismo della tesoreria unica consente di non penalizzare la normale gestione delle risorse finanziarie, dato che esso prevede la piena e immediata disponibilità, in ogni momento, delle somme di spettanza giacenti in tesoreria e delle contabilità speciali fruttifere e infruttifere».«Il ripristino di questo meccanismo antico», ha sottolineato il ministro nel question time alla camera, «garantisce agli enti interessati la piena e immediata disponibilità in ogni momento delle somme di loro spettanza». Giarda ha inoltre ribadito che i soldi degli enti saranno versati su un conto fruttifero su cui lo stato corrisponderà l’1% di interesse (magra consolazione visto che gli enti riescono a strappare dal sistema bancario in media il 3% ndr) mentre gli investimenti finanziari da smobilizzare «saranno individuati da un decreto del ministero dell’economia che sarà emanato entro il 30 aprile».Le parole del ministro non hanno però placato le proteste dei sindaci cavalcate dalla Lega. Dopo Venezia anche i comuni di Vicenza e Padova hanno annunciato di essere pronti a ricorrere al tribunale civile contro il dl liberalizzazioni. Mentre l’ex ministro dell’interno Roberto Maroni parla addirittura di una class action dei sindaci del Carroccio contro quello che viene definito «uno spregio grave al sistema delle autonomie che nemmeno Craxi e il governo del Caf ha mai fatto». E da Napoli, dove si è svolto il Consiglio nazionale dell’Anci, l’associazione dei comuni lancia l’allarme contro le politiche del governo, dalla mancata riforma del patto di stabilità alla tesoreria (si veda altro pezzo in pagina). «Siamo i più virtuosi e subiamo più tagli di tutti», ha lamentato il sindaco di Torino Piero Fassino. «Il Patto di stabilitàè inaccettabile», ha rincarato la dose il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, «perché accresce le disuguaglianze e non consente la ripresa dei cantieri e lo sviluppo delle imprese». Sulla tesoreria unica, invece, il presidente dell’Anci Graziano Delrio invece vorrebbe interpellare i cittadini. «Per Delrio il problema andrebbe sottoposto ai cittadini. «Chiediamo a loro», dice, «se preferiscono che i soldi li spendano i comuni o lo stato centrale». Non ci sarà tempo per interpellarli. Oggi l’aula del senato approverà il decreto nel testo modificato dal maxiemendamento del governo su cui verrà chiesta la fiducia.
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